Il "rig", come dicevamo, si compone di vela, albero e boma.
La vela, il "motore" del windsurf, ha subito del tempo un'evoluzione dalla primitiva forma a triangolo di semplice tela colorata, ad una forma, se vogliamo, più simile ad un'ala di farfalla o di uccello; normalmente, è, per la maggior parte, composta in materiale plastico trasparente e leggero (il "monofilm"), irrobustito da un'armatura di stecche semirigide, ma talvolta è composta da layer plastico con un filo reticolato o tramato ("x-ply), e da parti in tessuto colorato ("dacron").
Non essendo possibile, come invece sulle barche, ridurre la superficie in navigazione di una vela, per la sua conformazione e per come è montata sugli altri elementi del rig, è necessario in genere possederne almeno due-tre di diverse misure in base alla forza del vento e al tipo di utilizzo che s'intende farne.
Come per le tavole, esistono vele per ogni disciplina:
- wave, ovvero per le onde, tagliate con la base inferiore più alta, in materiali e costruzioni resistenti, adatte a condizioni di vento da forte a medio, in genere vanno da misure di meno di 3 mq a 6 mq; sono maneggevoli e leggere, ma mediamente non molto potenti e meno adatte alle andature di "bolina", cioe' a risalire il vento delle vele race e freeride. Ulteriormente, fra di loro, si possono distinguere le vele adatte a condizioni sideshore (ovvero, che investe lo spot e la sua spiaggia lateralmente), con onda, in genere, regolare e alta (non generata dal vento che soffia sullo spot), in genere magre e superstabili con vento forte, molto apprezzate dalla persone leggere; e quelle invece adatte a condizioni onshore (con vento che proviene dal largo, ed investe la spiaggia perpendicolarmente al bagnasciuga), con onda irregolare da saltare, decisamente più potenti e adatte ai nostri mari, oltre che gradite alle persone pesanti.
- freestyle, sorelle delle vele wave, in metrature dai 4 ai 5,5 mq, molto maneggevoli, adatte a dare la spinta per le evoluzioni, in genere quindi un bel po' più potenti delle vele wave, specie per i modelli dedicati alle competizioni dellla specialita`. Sono veramente simili alle ali di un aereo, corte di bugna (per renderle facili in manovra), e non sventano quasi per niente nella parte alta della vela.
- freeride, le vele oggi più richieste dai surfisti di livello intermedio, le più versatili, sono adatte ad andature su acqua piatta o con un po' di chop, e solo alle manovre fondamentali (virata e strambata); hanno una buona potenza, relativa maneggevolezza, e molta stabilità di profilo (hanno almeno 5 stecche); sono le vele più usate dall'utente qualsiasi, con metrature dai 5,5 mq a 9,5 mq. Quelle più grandi vengono chiamate anche freeride lightwind, ossia per venti leggeri. Ce ne sono di vario tipo, alcune di impronta più semplice e ricreativa, in genere con 5 o 6 stecche, altre più "corsaiole" con 6 o 7 stecche. Esistono anche vele freeride già più tecniche e dotate di cambers (vedi punto successivo), che sconfinano già nelle vele race.
- race, vele tecniche, impegnative, adatte alle regate, critiche nel montaggio del rig per la presenza di alcuni cambers (dispositivi plastici posti ove la stecca tocca l'albero e adatti a preformare la forma della vela e a rendere la rotazione della stessa più precisa e potente), di prezzo molto sostenuto, in metrature da 6 a oltre 12 mq.
Anche per le vele esistono modelli crossover (o allround), che riuniscono caratteristiche di due specialita` vicine, tipo le vele freerace, o le vele freemove (freeride+freestyle), o le freewave (freeride e wave).
La vela presenta i seguenti elementi:
- tasca d'albero: un lato della vela termina con un lungo "tubo di tela" ricurvo che va dalla cima (top) alla base, e presenta solo una lunga apertura da un metro e venti/un metro e trenta circa dalla base fino a un metro e ottanta circa, fatta per poter fissare il boma all'albero, tramite la maniglia in diverse posizioni, in base all'altezza del windsurfista. Come il nome lascia intuire, è qui che va infilato l'albero che poi sarà posto in tensione e curvato, come la tasca dalla trazione della cima di caricabasso.
- bugna: è l'angolo "basso ed esterno" della vela a cui va attaccata l'altra estremità del boma rispetto a quella di cui abbiamo appena accennato, che va fissata sull'albero, e per questo ha uno o due appositi occhielli metallici per far passare una cimetta presente sul boma, la c.d. scotta di bugna.
- top della vela: è la "cima" della vela; lì, collegato all'estremità della tasca d'albero, è posto un cappuccio esterno o un tappo interno alla tasca che serve per infilarci e bloccare la testa dell'albero; se esterno, è collegato con una fettuccia in cordura regolabile che permette di usare un albero un po' piu` lungo della tasca d'albero stessa (c.d. "variotop").
- balumina: e' la parte diciamo esterna (che rimane rivolta verso poppa), tra il top e la bugna della vela, dal lato opposto rispetto alla tasca d'albero, e assume molta importanza nelle vele moderne in quanto a seconda di quanto la vela e` "cazzata" alla base, cioe' di "caricabasso", essa apparira' maggiormente "aperta" di balumina, e atta a "sventare", ovvero meno tesa; questo aiutera' molto a scaricare il vento in eccesso sotto raffica, o comunque con venti sostenuti.
- stecche, aste sottili e flessibili in vetroresina o carbonio, infilate in apposite tasche orizzontali posizionate equidistanti sulla superficie della vela, che servono per dare la forma alla vela e mantenerla stabile nel vento; le vele race hanno fino a ben otto o nove stecche, quelle wave arrivano ad averne anche solo tre; sono messe in tensione per dare assieme all'albero forma alla vela da dei piccoli dispositivi messi alll'estremità di ciascuna stecca e chiamati appunto tendistecca, oramai quasi sempre a forma di vite, o brugola, mentre nelle vele di una volta erano in prevalenza a fettuccia di cordura;
L'albero è un lungo palo conico, largo in maniera standard alla base e via via più rastremato fino in cima, divisibile in due parti, un tempo di vetroresina o alluminio, oggi misto vetroresina-carbonio, con percentuali via via maggiori di questo secondo elemento a seconda del pregio e dell'utilizzo (e di prezzo via via più caro). Le lunghezze variano a seconda della metratura della vela da utilizzare, si va da meno di 3,4 metri per le più piccole vele wave, fino ai 5,6 metri per le vele race più grandi. Sempre in relazione all'utilizzo al quale è destinato, ogni albero è provvisto di una minore o maggiore rigidità; minore negli alberi corti destinati alle vele piccole in genere wave, maggiore per quelli più grandi destinati in particolare per quelle race, o come si dice adesso formula windsurfing.
Da ricordare che, una volta montato il rig, l'albero assumerà una forma ricurva all'indietro, funzionando anche un po' come da "sospensioni" della vela, e contribuendo a darle la forma in navigazione. Importante allora e' anche la reattivita' dell'albero (cioè la sua capacità di recuperare la sua forma dopo la sollecitazione della raffica), il suo c.d. reflex, direttemente proporzionale alla percentuale di carbonio con cui e' costruito.
Oggi, poi, esiste anche la rilevante variante degli alberi a sezione ridotta o RDM (Reduced diameter mast), in aggiunta agli SDM (Standard), molto in voga nel wave e nel freestyle, tanto che ormai non poche vele per queste due discipline sono costruite per essere utilizzate in prevalenza o esclusivamente con alberi RDM. Gli RDM hanno vantaggi per la loro robustezza, ma costringono ad utilizzare delle prolunghe specifiche alla base, e degli adattatori per fissare il boma, in genere peraltro forniti a corredo del boma.
Vi è, infine, il tipo di albero cosidetto drop-shape che inizia come un albero a sezione Standard per poi ridursi presto a sezione ridotta.
Gli alberi hanno anche diversi tipi di curvatura. Semplificando, vi sono gli alberi Constant curve, che, quando incurvati per azione della tensione del caricabasso, assumono una curvatura sostanzialmente omoegenea; gli alberi Flex top, che assumono una curvatura più accentuata nella parte alta; gli alberi Hard top, che assumono una curvatura più accentuata nella parte bassa. E' importante sottolineare che le vele sono progettate, ormai, per essere montate solo con alberi con uno specifico tipo di curvatura (cercate su internet, a questo proposito, l'Unifiber mast selector, per approfondimenti).
Il boma è un attrezzo in alluminio, o in carbonio, a forma più o meno elissoidale che viene fissato, da un'estremità, sull'albero, e, dall'altra, sull'anello di bugna della vela, e serve per reggere e dirigere con le mani la vela, tenendola con uno dei due "tubi" del boma, che rimangono da ciascuna parte di essa. Sull'albero viene fissato con la c.d. maniglia, un dispositivo semiautomatico, mentre l'altra estremità è chiamata terminale, ed è provvista di una serie di carrucoline ed una "cima" (corda) per fissare la vela. Anche i boma sono in lunghezze diverse a seconda della grandezza della vela, anche se lo stesso boma è adattabile a più vele, entro un certo range, in quanto presenta un'escursione che lo rende allungabile, per esempio, da 165 a 215 cm.
E' ricoperto in gran parte da un'imbottitura ruvida atta a favorire l'impugnatura dello stesso, chiamata "grip". Presenta, poi, salvo in quelli destinati ai principianti, delle cimette attaccate ad "u", una per parte, che sporgono per una quarantina di cm circa verso il basso e l'esterno, una volta che il boma è montato sul rig. Esse servono per attaccarvicisi col trapezio, un'imbragatura con un gancio che s'indossa nella pratica del funboard/wave/freestyle, e pertanto si parlerà del loro utilizzo in altra sede. Come ultima cosa, sulla maniglia è attaccata una particolare corda con un asola terminale che va collegata al piede d'albero, la c.d. cima di recupero, essenziale per tirare su la vela dall'acqua.
Il rig si collega alla tavola con alcuni elementi che sono: la prolunga, che è una sorta di innesto dotato di carrucoline che s'inserisce nella base dell'albero e serve per fissare la base della vela con una cima (cima del caricabasso), mediante la quale si adatta la lunghezza dell'albero scelto e previsto per una vela alla lunghezza della tasca d'albero della stessa, normalmente superiore; il piede d'albero, uno snodo flessibile, che si inserisce da una parte nella prolunga (in genere ormai con l'attacco pin), e dall'altra si avvita nel track della tavola.
Ai principianti, consigliamo, dopo aver letto questo articolo, di guardare anche questo video relativo all'uso del trapezio.