L'attrezzatura si compone di due elementi essenziali, la tavola ed il cosiddetto "rig", termine quest'ultimo che sta ad indicare l'insieme di vela, albero e boma.
La tavola da windsurf è lunga da un minimo intorno ai 2,2 metri, fino a 2,8 m, raramente ormai 3 m, salvo qualche eccezione particolare; questo almeno riferendosi al windsurf attuale, perché circolano ancora su alcune spiagge i vecchi, pesanti ed indistruttibili tavoloni di 4 metri e mezzo con vela triangolare e poppa squadrata, relativamente stretti, oramai sempre piu` sconsigliati per imparare, specie perchè non hanno le eccezionali caratteristiche di stabilita' e facilita` di apprendimento delle moderne tavole scuola molto larghe, ed inoltre sono corredati da rig (vela+boma+albero) pesantissimi e difficili da armare. Intendiamoci, imparare su di essi non è impossibile, ma possono causare nei meno convinti rifiuti e abbandoni, e spesso forti... mal di schiena!
Comunque, la maggior parte delle tavole di uso comune, oggi, si può dire, è lunga tra i 2,30 e i 2,50 metri. La larghezza può variare, anche se la media, oggi, si è alzata fino addirittura, nei casi delle tavole scuola di nuova concezione, al metro (al centro). Larghezza, lunghezza e spessore concorrono a determinare un ulteriore valore, forse il più importante per un oggetto destinato a galleggiare sull'acqua: il volume, espresso normalmente in litri; maggiore è il volume della tavola, maggiore sarà il suo galleggiamento e la sua stabilità, ed in particolare la sua facoltà di sostenere il peso del surfista, ovviamente a parità, o per lo meno a somiglianza, del materiale di costruzione, e quindi del peso totale.
Storicamente, nel campo delle tavole adatte anche ai principianti si è passati dalle prime tavole, appunto lunghe anche 4 metri e mezzo, e pesanti intorno ai 20-25 chili, ma larghe al massimo una sessantina di cm, ad una fase successiva di tavole con deriva, più corte ma egualmente strette al centro, all'attuale fase di tavole anche poco superiori a 2,50 metri, ma con un considerevole aumento della larghezza.
Attualmente, si possono fare fra le tavole delle distinzioni fondamentali; la prima è fra:
- tavole con deriva, ovverosia che posseggono, oltre alla pinna posteriore, una lunga lama basculante a scomparsa, posta sotto il centro della tavola; sono tavole generalmente di media lunghezza, ma oggi specialmente abbastanza larghe, 70-80 cm e più, e, cosa più importante, di volume rilevante, diciamo almeno 150-170 litri; sono costruite con modalità che le rendano confortevoli e più resistenti, quindi adatte ai principianti e/o ad un utilizzo turistico con (quasi) ogni condizione di vento; a volte (raro) la deriva e` sostituita da una seconda pinna da avvitare in una scassa come quella posteriore, cosa un po' piu` scomoda.
- tavole senza deriva, cioè provviste della sola pinna fissa posteriore (o di più pinne nel caso delle tavole wave multifin), destinate al "funboard", ovverosia al windsurf planante e di velocità, o alle altre discipline del windsurf (freestyle, wave, ecc.), in genere costruite con materiali leggeri e talvolta delicati, di diverse lunghezze, larghezze, e volumi a seconda della disciplina alle quali sono destinate, tavole che alla fine sono la stragrande maggioranza di quelle presenti in commercio.
Per capirci le tavole con deriva sono in prevalenza utilizzate dalle scuole, mentre le altre sono in realta` il 99% delle tavole comperate dai windsurfisti. Questo almeno finora, perche` si assiste negli ultimi tempi ad una certa rinascita del windsurf vecchio stile non necessariamente in planata, con tavole destinate anche all'antico scivolare lentamente sull'acqua sospinti da lievi brezze (a volte chiamato longboarding o longboard windsurfing o raceboarding).
In base al materiali di costruzione vi sono:
- tavole in polietilene, o più semplicemente plastica, normalmente con deriva, economiche, pesanti, resistentissime, praticamente indistruttibili, peraltro oramai scomparse dai listini del nuovo, ma sempre presenti fra l'usato, dato che sono praticamente eterne se trattate con un minimo di cura; sono pero' relativamente destinate alle scuole, farle planare non e` impossibile, ma nemmeno molto facile, ed in genere non se ne trovano dei tipi larghi e moderni più agevoli per l'apprendimento.
- tavole in termoformato, con o senza deriva, di buona resistenza e di prezzo relativamente buono, adatte alla planata del funboard ma non alle competizioni (eccetto quelle cosidette monomarca), un po' piu' pesanti ma decisamente piu` resistenti rispetto ai colpi inferti dai principianti, o anche solo degli inesperti della disciplina, tanto che ne esistono anche destinate ad esordienti wavers; non sono pero' indistruttibili come le tavole in polietilene, ed anzi si dice che una volta rotte siano piu` difficili da riparare delle sorelle in sandwich.
- tavole in sandwich, senza deriva, molto rigide, leggere e performanti, di prezzo più sostenuto, più delicate, adatte diciamo comunque agli avanzati, cioe` a chi quantomeno ha appreso bene le basi, alla fine sono la stragrande maggioranza delle tavole in commercio. Fra queste ne esistono diverse sottospecie, che a volta sono anche due o tre versioni dello stesso modello di tavola, una in epoxy sandwich, magari rinforzata da una pelle esterna in asa, abbastanza leggere ma ancora con una buona resistenza ai colpi accidentali, consigliabilissime per la maggioranza dei surfisti; un'altra versione invece viene fatta con le tecnologie piu' avanzate per renderla leggerissima, si parla di carbon sandwich o full wood sandwich, e' cara e spesso più delicata ed e` in genere sconsigliabile ai meno esperti e a chi non vuole troppi problemi nel maneggiare la propria tavola specie fuori dall'acqua; talvolta poi adesso vi è anche una versione "pro", leggerissima e rigidissima, spesso anche con la verniciatura ridotta all'osso tanto da far vedere il carbonio che affiora, destinata a chi vuole il massimo e sa di non sbagliare quasi mai, pagando ovviamente un prezzo piuttosto salato (arrivato, nel 2018, a sfiorare i 3000 euro!!!).
Invece, in base all'utilizzo cui sono destinate, oggi le tavole, principalmente funboard, si dividono in:
- wave, ovverosia tavole da onda, le più piccole: sono destinate a condizioni di vento forte e onda formata, sono molto spesso del tipo "sinker" ovverosia non sostengono il peso del surfista fuori dall'acqua se non si è in planata; per utilizzarle è quindi necessario conoscere la c.d "partenza dall'acqua", in quanto non si prestano normalmente a montarci sopra e poi recuperare la vela con la cima (salvo per persone particolarmente leggere). In media oggi lunghe fino a 2,3/2,4 m, volume 65/100 litri, prua (parte anteriore…) arcuata e alta sull'acqua, poppa con bordi (rails) sottili per incidere l'onda in curva, spesso anche dotata di una leggera curvatura, in senso logitudinale, in carena verso poppa (in gergo è la cosidetta curva del "rocker"), e di una leggera "v" (in alcuni casi anche doppia) in carena, in senso trasversale. Maneggevolissime e solo per esperti, o per aspiranti tali, adatte a saltare l'onda o a surfarla, e comunque per venti consistenti, ecco a seguire l'immagine di alcune tavole wave.
- freestyle: adatte a luoghi con onda scarsa o nulla (acqua piatta o flat), per esempio ai laghi, e vento medio/forte, costruite per fare evoluzioni, rotazioni, andature invertite, e simili "tricks". Sono un po' più grandi e specialmente più larghe delle tavole wave, volume 85-115 litri; per surfers con già buona esperienza. E' una disciplina nata ormai alcuni anni orsono, esportando il nome dallo snowboard, ed è sicuramente la disciplina del momento, specie per le competizioni. Da notare per quanto riguarda le tavole, che le tavole freestyle si sono evolute dal 2000 passando da tavole wave con più volume e meno estreme, a veri mezzi iperspecialistici, corti, simmetrici, larghi, con carene elaborate e pinne corte e larghe, il tutto per avere accelerazioni brucianti a scapito della velocità finale, insomma mezzi fatti per partire e saltare o manovrare quasi subito. Proprio per reazione a questa iperspecializzazione. Oggi esistono delle validissime alternative, intermedie con le sorelle wave, di grande successo e diffusione, e sono le tavole freestyle-wave.
- freeride: sono tavole adatte al windsurf di base, a tutte le andature e manovre fondamentali, a venti più o meno forti a seconda del loro volume (più voluminose, dette talvolta "lightwind" per - appunto - venti leggeri e /o per principianti, meno voluminose e un po' più corte per venti più forti). Vanno dai 90-100 fino e talvolta oltre 150 litri, con lunghezze che, negli ultimi tempi si sono ridotte ben al di sotto dei tre metri, e poco sopra, o addirittura sotto, i 2,50 m, in favore di un consistente allargamento delle larghezze medie, che viaggiano in media dai 75 agli 85 cm al centro per una tavola da 120-150 litri. Da tener conto che spesso oggi le tavole freeride da principianti non sono piu' tavole pesantissime in asa, ma modelli performanti simili a quelli di alta gamma, magari solo ricoperti da uno strato di soffice "eva" spugnosa su tutta la parte superiore.
A seguire, l'immagine di una tavola freeride da 112 litri lunga 240 cm, e larga 72 cm.
- race: sono tavole specialistiche per le gare, molto leggere, molto care, delicate e difficili da utilizzare, in quanto richiedono una eccellente tecnica, e un buon allenamento fisico. Come per le tavole freeride, le dimensioni variano in relazione alle condizioni di vento per le quali vanno utilizzate; e anche qui, le ultime tendenze hanno comportato un contenimento marcatissimo delle lunghezze, in luogo di un aumento della larghezza, qui ancor più deciso, con poppe (=parti posteriori) squadrate e volumi elevati, e pinne lunghissime e impensabili solo pochi anni fa, anche 70 cm!
Fra le tavole definibili race, oggi è si è affermata la distinzione fra le tavole formula, corte, larghissime, adatte a vele anche sopra i 10 mq, e competizioni anche con venti molto leggeri, costruite per andature di ogni tipo ma in particolare per boline strette e laschi, e le tavole slalom, ritornate parecchio in auge negli ultimi tempi, mezzi adatti in prevalenza a competizioni ad andature portanti con venti medi e medioforti.
Peraltro con l'avvento del freeride, le tavole race hanno perso molto del loro mercato a livello strettamente popolare, ma si ritrovano poi simili, ma rinforzate e semplificate, in alcuni modelli che diventano le tavole scuola del nuovo millennio!
- SUP con innesto per il rig (o Windsup). Da alcuni anni è esploso il fenomeno del SUP ovvero dello stand Up Paddle, ovvero tavole molto grandi sullo stile delle tavole beginner da surf ma fatte per starci in piedi sopra e remare sull'acqua piatta o surfarci le onde. Molte di esse peraltro sono predisposte con un track o uno o più inserti per un rig da windsurf, e di conseguenza con esse si potrà navigare con venti molto leggeri. Queste presentano il rilevante vantaggio per i principianti di essere concepite per una grandissima stabilità laterale, per cui, pur non essendo di per se talvolta larghissime come un widebody, nelle versioni più tranquille e voluminose sono molto adatte ad apprendere il windsurf. Unico problema è che solo alcune versioni hanno la deriva o la possibilità di montare una seconda pinna al centro, per cui per converso non sono poi così facili per le andature di traverso e bolina per i principianti. Attenzione peraltro ad evitare le inevitabili estremizzazioni specialistiche sorte anche nel sup, come le lunghissime e strette tavole race, o le cortissime e instabili tavole wave.
Da notare che si sono create alcune sottodefinizioni per alcuni modelli, come freerace (freeride+race), o freemove (freeride+freestyle).