Il waveriding è la disciplina del windsurf che più mi affascina. Giocare con la potenza di un'onda è una sensazione magica. In questo articolo, raccoglierò alcuni concetti di base per chi, come me, si vuole avvicinare a questo modo di praticare il windsurf.
Il waveriding: windsurf tra le onde, precedenze e teoria
Solo la mancanza di spot idonei nelle vicinanze di dove abito, mi impedisce di dedicarmi anima e corpo a questa disciplina del windsurf. Altrimenti, mi sarei già buttato a capofitto nella sua pratica assidua.
L'ideale, infatti, è avere a disposizione uno spot caratterizzato dalla presenza di onde oceaniche regolari, e lisce (glassy, le definiscono i francesi), anche non alte, in una baia prevalentemente sabbiosa.
Invece, noi che viviamo in prossimità del Mar Mediterraneo, ci dobbiamo accontentare spesso di onde disordinate, tipiche del mare in burrasca, e di biaie che presentano frequentemente una serie di pericoli a riva (tavolati rocciosi, scogliere).
Comunque, anche in Mediterraneo, ed in Italia, gli spot wave belli (e talora quasi oceanici) non mancano. Da noi, in primis, alcuni spot sardi (Funtana Meiga, Capo Mannu, Cala Pischina, Platamona), siciliani (Puzziteddu), pugliesi (Torre Chianca), liguri (Imperia - Spiaggia d'Oro, e Bordighera), e veneti (Sottomarina).
Anche la Francia mediterranea offre alcuni spot notevoli (Algajola, in Corsica; Carrò, Codouliere, Saint Cyprien - Canet, nella Francia del Sud).
Altrimenti, tocca migrare almeno in Atlantico (es. al Guincho, Costa da Caparica, Viana do Castelo, Tonel, in Portogallo; a La Torche, o a La Plage de l'Aber, in Bretagna; nella baia di Gwithian, in Cornovaglia; Brandon bay, in Irlanda; Dakhla, Moulay, in Marocco).
Infine, ci sono gli spot migliori e più lontani: Hawaii, Brasile, Sud Africa, Australia......
Ma mi fermo qui, perchè, altrimenti, mi decollate con la mente, e vi mettete a sognare....
Torniamo allo scopo dell'articolo: introdurre il Waveriding con alcuni concetti base.
Direzioni del vento ideali per il waveriding
Il vento può provenire dalla stessa direzione delle onde, oppure con direzione inclinata o perpendicolare rispetto ad esse.
In genere, le onde raggiungono la riva dal largo più o meno parallele al bagnasciuga. In tal caso, la direzione del vento side (si fa riferimento alla riva) risulterà perpendicolare a quella di provenienza delle onde. Queste condizioni sono ottime per il waveriding, in quanto agevolano il superamento dello shorebreak a riva, e consentono, in uscita verso il largo, di piazzare dei bei salti, e, per chi ne è capace, di realizzare qualche loop (forward loop e back loop). Al rientro, il vento side consente la surfata sia in back side che in front side (vedi dopo, per la spiegazione di questi termini).
Oppure, il vento (sempre con onde parallele alla riva) può risultare side off, o side on. Il primo caso offre ancora condizioni ottimali per surfare, più o meno per gli stessi motivi indicati a proposito del vento side. Anche il vento side on regala buone condizioni, fino a quando l'orientamento non diventa troppo on-shore. In tal caso, però, può essere un po' più ostico superare lo shorebreak, soprattutto se formato, in quanto puntando con la prua della tavola l'onda si rischia di perdere troppa velocità (meglio, pertanto, rimanere poggiati e stringere il vento solo quando la planata è acquisita).
Infine, la condizione più sfavorevole è quella del vento on shore (e proveniente dalla stessa direzione delle onde), che rende complicato talora il superamento dello shorebreak, non consente di divertirsi più di tanto a saltare, e, soprattutto, limita le possibilità di surfata (e solo in back side). Comunque, qualcosa si riesce a combinare anche in quest'ultimo caso (vedasi, ad es., lo spot della Bergerie a Hyeres, con vento da Est).
In genere, i destri prediligeranno le condizioni di vento side mure a dritta in uscita, essendo più sicuri nei salti. I mancini preferiranno il vento side mure a sinistra.
Waveriding front side e back side
Visto che abbiamo accennato a questi concetti sopra, spieghiamo cosa significhi surfare in back side, ed in front side, premettendo che quest'ultima modalità, oggi, è quella più praticata. Per farlo, prima dobbiamo introdurre anche i concetti di bottom turn, e cut back. Il bottom turn è il cambio di direzione della tavola, che fino ad allora stava scendendo dall'onda, per tornare a risalirla e ripuntare la sua cresta. Il cut back è il cambio di direzione della tavola praticato sulla cresta dell'onda, quando dopo averla risalita, si torna a scenderla e cavalcarla.
Nella surfata in back side, il rider, fondamentalmente, nel momento in cui dopo il bottom turn torna a risalire l'onda presenta la schiena (back) alla cresta, e si trova in mezzo tra il rig e la cresta dell'onda. In tal caso, il bottom turn viene effettuato con la prua della tavola che entra nel vento (una mezza virata).
Nel waveriding in front side, il rider, dopo il bottom turn, risale l'onda con la faccia ed il petto (front) che rivolti verso la cresta dell'onda, e si trova il rig interposto tra sè e la cresta dell'onda. In tal caso, il bottom viene effettuato scappando dal vento (una mezza strambata), che investe la tavola da poppa, e sdraiando la vela sull'acqua, come vi sarà capitato, sicuramente, di vedere in tanti video.
Se vuoi allenarti a casa, o in spiaggia, facendo alcuni utili esercizi per migliorare le tue abilità nei bottom turns e nei cut backs, ti consigliamo davvero di guardare questo validissimo video tutorial di Getwindsurfing.
Swell, periodo delle onde, maree, e correnti
Per chi si avvicina al waveriding, visto che la sua materia prima diventeranno le onde (oltre che il vento), è bene tenere presenti alcuni elementi al riguardo.
Lo swell è l'onda che giunge a riva, dovuta a perturbazioni e condizioni che si verificano in aree lontane dallo spot. Può o meno essere presente, a seconda del verificarsi di queste condizioni in aree lontane.
Se c'è vento, e lo spot non è riparato nella direzione da cui il vento proviene, lo spot sarà raggiunto sicuramente anche da un'onda di origine locale (detto windswell), che si sovrappone allo swell di perturbazione, se presente. Lo swell può verificarsi e rimanere anche in assenza, o al cessare del vento, ed è tanto più frequente e significativo, quanto più lo specchio d'acqua è vasto (e, quindi, sicuramente negli oceani).
Entrambi i tipi di onda sono caraterizzati da un "periodo", ovvero dal valore in secondi che intercorre tra il passaggio di due sueccessive creste d'onda per lo stesso punto. Può, evidentemente, risultare differente per i due tipi di onda, se presenti contemporaneamente sullo spot. Si tratta di un'informazione molto importante da acquisire, e da valutare con molta attenzione. In generale, quando il periodo tra due creste scende sotto gli 8-10 secondi, le condizioni possono risultare impegnative. Se cadete su un'onda, ed avete la necessità di eseguire la waterstart per ripartire, avete solo questo breve intervallo di tempo a disposizione, prima che un'altra onda vi arrivi sulla testa e vi sommerga, o vi porti via l'attrezzatura.
Le onde formano correnti (se già queste non sono presenti per altri fattori). Infatti, in una baia in cui le onde entrano nella parte centrale (la meno riparata al moto ondoso), la massa di acqua a queste associata, deve, per forza uscire da qualche parte. E questo in genere avviene ai lati della baia. Anche in spot, caratterizzati dalla presenza di scogliere frangiflutti che entrano in mare perpendicolari alla riva (e che delimitano quindi piccole baie), il fenomeno può essere evidente. Quindi, bisogna fare attenzione al fatto che, in genere, negli spot wave le correnti ai lati delle baie portano al largo. In alcuni spot più impegnativi, peraltro, i lati della baia possono essere una via di fuga in caso di difficoltà (es. rottura dell'attrezzatura), per sottrarsi all'azione delle onde al centro della baia, ed agli, altrimenti, inevitabili wipe out (l'essere spazzati via dalle onde). Ovviamente, una volta al largo, o si riesce a tornare a riva, in una zona in cui tali correnti non ci sono più; oppure, dovete avere qualcuno che vi recuperi.
Infine, vale la pena menzionare l'importanza delle maree negli spot (in genere, oceanici) dove queste sono importanti (dell'ordine dei metri). Ad esempio, leggendo la recensione degli spot inglesi su windsurf.co.uk, si può constatare che molti spot risultano più abbordabili, con la marea crescente, o, almeno, in prossimità del picco dell'alta marea. Questo per due motivi. In primo luogo, perchè con la marea calante, su tutto lo spot, si possono formare delle fortissime correnti di marea che portano al largo.
In secondo luogo, in alcuni spot, il fondale può rimanere relativamente basso per una certa distanza dalla linea del bagnasciuga al picco dell'alta marea, per poi approfondirsi bruscamente. Allora, con marea sempre più crescente, le onde romperanno più al largo, al cambio di pendenza del fondale, ed a riva perverrà uno shore break (primi frangenti incontrati entrando in acqua), più contenuto e facile da superare. In corrispondenza della bassa marea, invece, le onde romperanno bruscamente sempre al cambio di pendenza del fondale, che può, praticamente, coincidere con il vostro punto di ingresso in acqua, con il risultato che vi trovereste a dover superare uno shore break veramente cattivo, appena mettete i piedi in acqua per eseguire la beach start. Ma quest'ultima non è una regola assoluta, e ci sono alcuni spot in cui il brusco cambio di pendenza della spiaggia, determina uno shorebreak più insidioso (o pericoloso) con l'alta marea. Quindi, acquisite informazioni dettagliate sullo spot dove uscirete.
Regole di precedenza nel waveriding
Per chi si accinge ad affrontare questa disciplina, è bene sapere le regole fondamentali di precedenza tra le onde, per evitare incidenti, o, anche solo accese discussioni con gli altri riders in acqua. Sappiate, però, che soprattutto in alcuni spot wave più famosi, i locals possono essere piuttosto gelosi dello spot, e mal sopportano la presenza di principianti, in particolare se ignari delle regole base (ad ogni modo, dovrebbero ricordarsi di essere stati anche loro dei principianti un tempo....).
Le regole fondamentali di precedenza tra le onde sono quattro.
- I riders che stanno uscendo, e dirigono incontro alle onde, hanno la precedenza nei confronti di quelli che stanno già cavalcando l'onda.
- L'onda appartiene al rider che l'ha presa per primo, e che, quindi, in genere, viene da dietro (regola analoga al surf da onda).
- Se due riders prendono un'onda contemporaneamente, il rider sopravento è quello che ha la precedenza.
- Non "droppate" l'onda (Do not drop in: letteralmente, in inglese non cadete nell'onda). Questa è la cosa peggiore che possiate fare. Il droppaggio si ottiene navigando sul dorso di un'onda che qualcun altro sta già surfando. In altre parole, si sale su un'onda, e si supera la sua cresta da dietro. Si corre seriamente il rischio di piombare sulla testa della persona che sta già surfando l'onda, ed è, quindi, molto pericoloso.
Vi sono anche altre regole da rispettare, ed anche alcune regole di cortesia da considerare, tra le quali vale la pena di ricordare, in primis, quella secondo cui, uscendo, è bene fare in modo di non bordeggiare proprio nella zona (magari dove rompono le onde migliori), in cui gli altri surfisti stanno surfando.
Per la cronaca, va anche segnalato che nelle competizioni o in alcuni spot possono valere delle regole speciali. Graham Ezzy, commentando un fatto capitatogli nella Aloha Classic 2018, alle Hawaii, spiega così la questione. "Nel free sailing, in genere è la prima persona sull'onda ad avere la priorità - quando 2 persone sono sull'onda allo stesso tempo, la persona più sopravento ha la priorità. Ma ogni spiaggia ha le sue sfumature per quanto riguarda le priorità. In alcuni posti in Australia, usano un sistema di rotazione, o nelle Isole Canarie è a volte chi è più vicino al picco che ha la precedenza. Nelle regole PWA, la persona per prima sulla cresta dell'onda ha la priorità per l'onda successiva. Nel circuito IWT, è la prima persona ad essere catturata dallo swell che ha la priorità per quell'onda".
Buone onde! Fabio
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Ringrazio Andrea Mariotti, Jem Hall, Michele Iungo, Gino Tumbarello, e Michele Ferraina per la gentile concessione delle foto pubblicate.
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