Le Prealpi del Lago di Como hanno un potenziale incredibile per quanto riguarda le escursioni in Mountain Bike o E-Bike. Domenica 23 febbraio 2020, abbiamo esplorato la zona effettuando un itinerario impegnativo in E-Bike, con partenza da Argegno, arrivo al Rifugio Venini e rientro dalla Bocchetta di Nava.
E-Bike, Lago di Como: Argegno, Rifugio Venini e ritorno per la Bocchetta di Nava
I monti intorno al Lago di Como, ed in particolare, quelli intorno alla sponda comasca, sono caratterizzati da rilievi morbidi, e, soprattutto nella parte più a sud, da vette meno rocciose. Nonostante i pendii possano essere ripidi, sono quindi percorsi da sentieri, e strade sterrate, che ben si prestano per essere esplorati in bicicletta. Gli scenari ed i panorami sono stupendi ed emozionanti, sia che si rimanga alle quote più basse, sia che si salga in quota, con la vista che spazia dalle vette alpine del Piemonte e della Val D'Aosta, a quelle Svizzere, e quelle della più vicina Valtellina. L'E-Bike, comparsa in tempi relativamente recenti sulla scena, è un mezzo perfetto per coprire questi itinerari, sia perché l'ausilio della pedalata assistita consente di coprire dislivelli e distanze maggiori, sia perché ormai si tratta di mezzi tecnicamente molto evoluti, che consentono un'ottima tenuta su terreni ripidi ed accidentati. Avevo già assaggiato le potenzialità di questo mezzo, la scorsa estate, nella bellissima escursione sul Lago di Garda, percorrendo la strada del Ponale, e salendo al Lago di Ledro (leggi report).
Domenica 23 febbraio 2020, finalmente, ho raccolto l'invito dell'amico Adolfo, residente in zona, ad effettuare un'escursione in Mountain Bike in queste zone. Non disponendo ancora di un mio mezzo, ho noleggiato una bicicletta Intrigue-E+ 1 PRO, da Guti Bike Rent ad Argegno. Il giovane ciclista professionista Ivan Alvarez Gutierrez, olimpico ad Atene 2004 e 15 volte rider del campionato del mondo, gestisce con la moglie il negozio posto sulla Statale Regina, ad Argegno. Guti e la moglie vi servono con simpatia e competenza, offrendovi mezzi tecnicamente molto validi. Nel periodo invernale, la domenica, è necessario prenotare con una telefonata il noleggio, perché il negozio, di norma, è chiuso.
Prima di partire, Adolfo mi ha controllato la bici, me l'ha settata per la salita (ammortizzatori chiusi), e mi ha spiegato alcuni concetti base per affrontare innanzitutto la salita. Per diversi lettori che hanno già esperienza di E-Bike, sarà banale, ma io sono rimasto stupito dal sistema di regolazione rapida del sellino. Su queste biciclette, senza scendere, è possibile alzare ed abbassare il sellino a piacimento, ed in base al percorso da coprire. In salita, il sellino si tiene alto, per avere la gamba completamente distesa, quando il pedale è in posizione inferiore, e dare la massima spinta sui pedali. In discesa, come vedremo, lo si abbassa completamente.
Alle 11,00 circa siamo partiti da Argegno, e ci siamo diretti in Val d'Intelvi, seguendo la SP13.
Questo primo tratto del percorso si svolge su strada asfaltata, relativamente trafficata (non come la strada Statale Regina), e consente di guadagnare quota, senza particolari strappi. Arrivati a San Fedele D'Intelvi, abbiamo lasciato la strada provinciale, e, seguendo via San Rocco e poi Via ai Monti, ci siamo diretti verso la sella dove sorge il Rifugio Boffalora, a circa 1200 metri sul livello del mare, salendo da Ovest verso Est. Lasciata San Fedele (che pure è carina), il paesaggio ha iniziato a diventare naturalisticamente interessante. Anche se la giornata si è rivelata piuttosto calda per il periodo (massime superiori ai 15 gradi), la vegetazione è ancora in veste invernale in montagna. In questo tratto del percorso, la strada sale in mezzo a prati, che domenica erano ancora di un bel color ruggine, chiazzati dai boschi di latifoglie e conifere. E' stato molto suggestivo pedalare in mezzo alle faggete, in questo periodo molto luminose, in quanto attraversate dall'intensa luce del sole, che non viene filtrata ancora dalle foglie, e che fa risaltare la corteccia argentea dei tronchi.
Arrivati al Rifugio Boffalora (14 km dopo San Fedele), ci siamo presi una pausa, anche perché da qui lo spettacolo si arricchisce della vista sulle Grigne innevate, e sul Monte Rosa. Meteorologicamente, domenica è stata una giornata particolare, con una notevole stabilità atmosferica, che ha favorito la foschia a basse quote, come si vede da alcune foto dell'articolo. Ma sopra i 1000 metri circa, dominava un cielo limpido ed azzurro, e l'aria tersa che generalmente si respira in montagna.
Dopo il Boffalora, abbiamo proseguito seguendo la carrareccia militare (realizzata durante la prima guerra mondiale, ed appartenente alla Linea Cadorna), che, aggirando le vette dei monti, e poco sotto di esse, si dirige verso Nord-Nord-Est, passando prima dall'Alpe di Lenno, e poi giunge al Rifugio Venini (1560 metri). La prima parte della strada militare, dopo il Rifugio Boffalora, ha dei tratti più ripidi, ma mai estremi. Il tracciato si fa sempre più aereo con ottime vedute sulla sottostante Val Perlana, e sul Lago di Como. L'alpe di Lenno merita sicuramente una breve sosta (più lunga ed enogastronomica in estate quando è aperta - vendita di formaggi locali). E' situata su un terrazzo naturale strepitoso, da cui si può scorgere il lago di Lugano, più in basso, ed il solito.... Monte Rosa e le Alpi Svizzere all'orizzonte verso Ovest.
Superata l'Alpe di Lenno, dopo qualche minuto, siamo arrivati al Rifugio Venini, punto più alto del nostro percorso, aperto ed affollato di turisti/escursionisti. Il Venini ha una struttura suggestiva, con il terrazzo pergolato che si affaccia sul ripido pendio che scende verso il lago di Como (leggi anche il report del trekking di novembre).
Dopo aver mangiato mezzo panino (io), e qualche barretta (Adolfo), abbiamo iniziato a prepararci per la discesa. E qui mi si è aperto un mondo! La discesa su sentieri e su strade sterrate, soprattutto se ripidi, impervi, ed esposti, può essere fisicamente e tecnicamente più impegnativa della salita.
La bici va settata a dovere. Adolfo mi ha sgonfiato un po' le gomme, per avere più presa sul terreno; mi ha aperto un po' gli ammortizzatori (anteriori e posteriori), per attutire i colpi della discesa; mi ha fatto abbassare completamente il sellino, per avere il baricentro più basso; e mi ha spiegato l'uso dei freni, e l'assetto (tendenzialmente arretrato) da tenere nei passaggi più ripidi, per evitare di ribaltarsi.
Ho iniziato la discesa con una leggera apprensione, principalmente dovuta alla novità del'esperienza.
Dopo il Rifugio Venini, abbiamo momentaneamente abbandonato la strada militare che sale prima al Monte di Tremezzo e poi al Monte Crocione, ed abbiamo seguito un sentiero sottostante, con fondo abbastanza regolare, ma stretto ed esposto, in alcuni tratti. Qui, ho iniziato a prendere confidenza con la discesa, iniziando a constatare che queste moderne E-Bike, sono dei mezzi con prestazioni eccezionali, in queste condizioni: danno sicurezza, ed un discreto comfort. L'inventore della bicicletta non si sarebbe mai immaginato che sarebbero arrivate a questo livello.
Il sentiero dopo alcuni km (23 da San Fedele) si è di nuovo raccordato con la strada militare che scende dalla cresta Sud Est del Monte Crocione, in corrispondenza della Bocchetta di Nava. Qui è iniziato un tratto di una certa difficoltà, relativamente ripido (pendenze anche del 35-40%), con presenza di tornanti piuttosto stretti, per me abbastanza problematici. Infatti, non era per me semplice sterzare senza fermarmi, avendo il pendio ripido di fronte, all'esterno del tornante. In molti tornanti, sono sceso.... Sui rettilinei, però, ho iniziato a prendere gusto con la discesa, aumentando, con prudenza, la velocità. Scendere su sterrato, e terreno irregolare, è, comunque, faticoso. Le mani e le braccia subiscono continuamente i contraccolpi, dovuti ai massi ed alle pietre lungo il percorso. Per mantenere un assetto arretrato, bisogna stare in piedi sui pedali, con le gambe in tensione, ed il sedere dietro il sellino.
Percorsi i zigzag di questo tratto in discesa della strada militare, siamo arrivati ad un elemento peculiare del percorso: la galleria del Tremezzo. Si tratta di un'opera militare, scavata a mano nella roccia. La galleria (26 km da San Fedele) è lunga 100 metri circa, e non è completamente buia (dall'entrata si vede la luce dell'uscita). Il suo attraversamento è, comunque, interessante e crea anche un po' di suspense.
Usciti dalla galleria, in breve siamo arrivati alle baite dei Monti Brente, superate le quali inizia il tratto più antipatico del percorso. Il sentiero non è più esposto, ma attraversa il bosco, con molti tratti da Adolfo definiti "scassati", con fondo estremamente irregolare, per la presenza di grossi massi affioranti, e relativi gradoni, talora ostici da superare. E' stato necessario prestare molta attenzione, per evitare di ribaltarsi e farsi male, quasi giunti alla fine dell'escursione, considerata anche la stanchezza per il percorso sin qui coperto. Ogni tanto è stato necessario scendere dalla sella (almeno per me), per evitare guai.
Dopo quest'ultimo tratto, siamo arrivati a Rogaro, piacevole frazione del comune di Tremezzina.
Qui, praticamente, si è conclusa la parte saliente dell'itinerario. Con una discesa a rotta di collo, su strada asfaltata, sino a Tremezzo, abbiamo riguadagnato la riva del lago di Como. Con Adolfo ci siamo salutati, ed io ho percorso da solo gli ultimi km della statale Regina per riconsegnare la bicicletta da Guti ad Argegno.
I monti del lago di Como mi hanno regalato, ancora una volta, una bella giornata. Appena possibile, ripeterò l'esperienza per proseguire l'esplorazione di questo affascinante territorio. Il tragitto dettagliato è disponibile sul mio account Strava. Per scaricare la traccia GPX, clicca qui.
Ciao. Fabio
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Leggete anche l'articolo relativo all'escursione in E-Bike da Carlazzo in Val Cavargna al Monte Garzirola.
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Il video della giornata