Con l'amico Adolfo, questa volta, abbiamo effettuato una lunga ed impegnativa escursione in E-Bike, con partenza da Carlazzo, transito per il passo di San Lucio, ed arrivo in cima al Monte Garzirola (o Gazzirola), e ritorno dal versante svizzero. Nonostante qualche nuvola in cima, la Val Cavargna ed i suoi monti ci hanno saputo regalare, ancora una volta, immagini suggestive.
E-Bike: da Carlazzo (Val Cavargna) al Monte Garzirola, per il Passo di San Lucio (Prealpi - Lago di Como)
La Val Cavargna, da giovane..., mi ha visto spesso camminare per i suoi sentieri fino alle sue vette. E' una valle laterale della val Porlezza, un po' defilata, e al di fuori degli itinerari turistici più battuti. Per questo, è ancora in grado di regalare un po' di wilderness ed atmosfere di relativa tranquillità.
Per questo, ho mostrato interesse per questa proposta di itinerario che, peraltro, conduce ad una delle vette più panoramiche della zona. Sulla carta, il percorso doveva essere completamente pedalabile. In realtà, in diversi punti, anche dopo la cima del Garzirola, si è rivelato alquanto tecnico, come nel seguito vi spiegherò.
Noleggiata, anche questa volta, una bella E-Bike Intrigue-E+ 1 PRO, da Guti Bike Rent ad Argegno, come in occasione del giro al Rifugio Venini (leggi articolo), con Adolfo ci siamo trovati al punto di partenza di Carlazzo (491 m - vedi tracciato dell'itinerario qui sotto).
Dopo un primo tratto su asfalto fino a Val Rezzo, in corrispondenza del bivio per i Monti di Dasio (vedi ancora mappa), abbiamo iniziato a salire su strada parzialmente sterrata, ed a tratti con fondo in cemento. La strada attraversa il bosco, prima di faggi, e poi di abeti rossi, con qualche primo tratto con buona pendenza, senza strappi significativi. Dopo quasi 11 km dalla partenza, la strada esce dal bosco e raggiunge la Chiesetta della Madonna del Cep, collocata un balcone molto panoramico sulla Val Rezzo.
Seguendo la chiara segnaletica, dopo la chiesetta, si imbocca la strada carrozzabile che sale a sinistra, ignorando quella che scende a destra in Val Cavargna. Proseguendo in costante salita, dopo circa altri 3 km (ed un'altra mezz'ora di pedalata) si arriva al passo di San Lucio (1541 m), incantevole pianoro in quota, dominato dallo stupendo oratorio di San Lucio, risalente addirittura al XIII secolo. Il passo è situato proprio al confine tra Italia e Svizzera, e connette la Val Cavargna con la Valcolla, in Canton Ticino. Poco sotto il passo avete la Capanna San Lucio, in Svizzera, e poco sopra il passo il Rifugio San Lucio, in Italia. A voi la scelta per una eventuale sosta per rifocillarvi. Dal Passo, l'orizzonte abbraccia tutti i monti della Val Cavargna, verso Est/Nord Est, dominati dal Pizzo di Gino, ed il Gruppo del Rosa e le Alpi Svizzere a Ovest/Nord Ovest. Noi abbiamo potuto godere del bel panorama illuminato dal sole, principalmente al ritorno, quando le nuvole si sono diradate, ed il cielo è diventato quasi completamente azzurro. E' un posto che adoro, e dove torno sempre molto volentieri.
Dopo le foto di rito, siamo ripartiti verso Nord, sempre su comoda carrozzabile verso la dorsale che conduce alla vetta del Garzirola. In realtà, la dorsale è percorsa dal sentiero pedonale. La carrozzabile (vedi mappa) segue la dorsale per poco, per poi procedere sul versante sud orientale della montagna, salendo sempre con ragionevole pendenza, passando anche da un alpeggio.
Dopo quasi 3 ore (soste incluse), e 17,5 km si arriva ai 1975 metri del Rifugio Garzirola, che potrebbe anche rappresentare la destinazione finale di una più breve, ma comunque piacevole, pedalata.
E qui viene il bello.... Già guardando la pendenza del sentiero che prosegue oltre il Garzirola, inizierete a preoccuparvi..... Fino a raggiungere i 2073 metri del Sasso Basciotta, vi toccherà scendere e spingere la bici, in quanto la pendenza ed il fondo pietroso del sentiero non consentono più di stare in sella. Le moderne e migliori E-Bike, oggi, hanno anche il tasto "walking": tenendolo schiacciato e facendo girare i pedali, il motore elettrico vi aiuta nell'avanzamento della bici. In ogni caso, questo è il tratto più impegnativo della salita, ed arriverete al Sasso con un bel fiatone.
Da qui, il sentiero prosegue sulla linea di confine, con sali e scendi, che vi portano a guadagnare i 2116 metri della vetta del Garzirola. Fino alla vetta, alcuni tratti sono pedalabili (la maggior parte); la presenza di qualche masso lungo il tracciato, ogni tanto, vi costringe a scendere.
Purtroppo, siamo arrivati in cima (dopo 19 km e poco più di 4 ore dalla partenza) quando questa era completamente avvolta nelle nuvole, sospinte dall'Adriatico dal vento da Es/Sud-Est che soffiava sulla pianura Padana. E' stato un po' il nostro rammarico, perché dalla cima del Garzirola il panorama è ancora più affascinante, sia per la bellezza delle valli selvagge intorno, sia per la vista sul canton Ticino, che consente di ammirare anche la parte settentrionale del Lago Maggiore, con Locarno ed Ascona, oltre che i diversi rami del Lago di Lugano. Se qualcuno vorrà ripetere l'itinerario, e vorrà mandarci delle belle foto scattate in una giornata di sole, farà cosa gradita.
A questo punto, Adolfo mi ha fregato.... Quando già assaporavo una "comoda" discesa per il percorso di salita, mi ha annunciato che saremmo scesi dal versante svizzero. Va in realtà chiarito che le discese in E-Bike (o MTB) non sono quasi mai tecnicamente e fisicamente meno impegnative delle salite. Quindi, raggiunta la cima, non è lecito rilassarsi troppo.
Ma il percorso di ritorno, nel nostro caso, ha veramente fatto la differenza, arrivando a farci esaurire le batterie in tutti i sensi, come di seguito descritto.
Abbiamo leggermente sgonfiato le gomme, aperto gli ammortizzatori, per prepararci alla discesa. Ci siamo, dunque, tuffati nella nebbia, e siamo scesi dal sentiero che lascia la cima in direzione Ovest/Nord Ovest. Il sentiero segue la dorsale che separa la val Camoghè e la Valcolla. E' un sentiero ripido, pieno di massi e sassi, e salti, ed è il tratto più impegnativo del ritorno. Richiede molta tecnica e fisico: bisogna stare molto bassi ed arretrati con il bacino, per arretrare il più possibile il baricentro, rimanendo "in piedi" sui pedali con i talloni abbassati; E bisogna frenare prevalentemente con il freno posteriore. Braccia e gambe sono molto sollecitate (e le gambe hanno già alle spalle la fatica della salita). Il sottoscritto ha cercato in qualche tratto di spostarsi anche sul prato a fianco al sentiero, per evitare i massi, e per evitare che le gomme scivolassero, a causa del brecciolino del sentiero. Ma non sempre è un'alternativa migliore, in quanto il pendio talora è quasi "terrazzato", ed, improvvisamente, si presentano, anche in questo caso, dei salti di dislivello significativo, che possono farvi impuntare con la ruota davanti e capottare, se non ve ne accorgete per tempo....
Ogni tanto, tocca fermarsi, riposarsi e prendere fiato. Un po' con le buone, un po' con le cattive, si arriva sino al Passo di Pozzaiolo, a 1650 mt (quasi 22 km dalla partenza - poco meno di 1 ora dalla vetta del Garzirola). Altra sosta contemplativa (incredibile la vista inaspettata sull'alto Lago Maggiore), e poi si inizia a scendere in direzione Sud Est per la traccia, che taglia tutta l'alta testata della Valcolla, e passando dall'Alpe Pietrarossa, vi riporta al passo di San Lucio. Il primo tratto è altrettanto "scassato", come dice Adolfo (ovvero, pieno di massi e con parecchi salti), come quello fino al Passo di Pozzaiolo. Pertanto, vi tocca ancora scendere dalla bici ogni tanto. Dopo l'Alpe di Pietrarossa, le cose vanno meglio. Il sentiero è più pedalabile e prosegue senza grandi dislivelli. E' un continuo susseguirsi di vallette, e relative dorsali da superare. Dopo un'ulteriore ora (totale 6), e quasi 28 km, si arriva di nuovo al passo di San Lucio.
Ed anche in questo caso, commetto l'errore di rilassarmi pregustando una comoda discesa a rotta di collo per la facile carrozzabile sterrata dell'andata. Ed, invece, Adolfo mi propone di scendere in Val Cavargna, perché non è bello percorrere gli stessi itinerari dell'andata! Concordo, in generale, ma non so cosa aspettarmi, e la fatica inizia ad affiorare. Così, per il primo km, in cui il sentiero è stretto ed incavato, con ancora qualche sasso, mi scappa qualche imprecazione.... Per fortuna dura poco, ed a circa 1420 m, in corrispondenza di un alpeggio, con alcune case, recuperiamo una carrozzabile, prima sterrata, poi in cemento, ed infine in asfalto, sempre più ripida, in cui ci buttiamo a capofitto. Che bella sensazione, dopo tanti colpi, sentire la bicicletta scorrere fluida sulla pavimentazione liscia.
Raggiungiamo e superiamo l'abitato di Cavargna in un battibaleno, fino a che raggiunto il bivio tra Via Caduti sul Lavoro e la SP 11 (989 m di quota, e 33 km da inizio del giro), si pone un "dilemma drammatico": proseguiamo in Val Cavargna, o saliamo ai 1150 metri del Passo della Cava per tornare in Val Rezzo. Il GPS sembra aver perso la traccia che stiamo seguendo, ed i dislivelli da affrontare non sono chiari. E' solo abbastanza chiaro che proseguendo in Val Cavargna, la strada per tornare a Carlazzo è più lunga, anche se, probabilmente, quasi tutta in discesa.
Proseguiamo verso la Val Rezzo. La batteria della mia bici è quasi completamente scarica, e mi assiste solo in minima parte (solo 2 tacche di potenza su 5 per durare di più). Alla vista dei nuovi tornanti in salita, mi viene di nuovo fuori qualche imprecazione. Ripenso al libro "La Fatica Non Esiste", di Nico Valsesia, che sto leggendo, in cui il famoso ultrarunner e ciclista sostiene che quando la fatica fisica mette a dura prova la testa, lui dà il meglio di sè, rispetto agli altri. Stringo i denti e resisto. Ma che sollievo quando intravedo gli alberi del bosco diradarsi e capisco che sono quasi al Passo.
Gli ultimi km sono un'altra folle discesa (folle in particolare per lo spericolato Adolfo, un po' meno per me, che non voglio per nessuno motivo farmi male), su strada asfaltata, fino a Corrido, e poi per un tratto in salita (con la batteria della mia bici ormai esaurita) fino al punto di partenza di Carlazzo: 45 km in totale, e 7 ore e 30 minuti di giro!
Un gran bel giro, molto avventuroso. Alla luce di questa dettagliata descrizione, lasciamo a voi decidere se ripeterlo uguale, o con varianti che rispondano ai vostri gusti.
Buona pedalata. Fabio Muriano
Clicca qui, per la slidegallery completa dell'itinerario.
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