Finalmente, sono andato a provare le piste per lo sci di fondo dell'Altopiano d'Asiago. Per la precisione, sono stato al Centro di fondo di Campomulo. Mi ha colpito la bellezza dei tracciati, ma la logistica mi ha lasciato molto perplesso.
Sci di fondo: Campomulo, Altopiano di Asiago
L'Altopiano di Asiago (o Altopiano dei sette Comuni: Asiago, Enego, Foza, Gallio, Lusiana-Conco, Roana e Rotzo) è uno dei comprensori per lo sci di fondo più vasti a livello europeo. Sono venuto a provarlo, sia per verificare di persona la sua fama, e sia per esplorare i luoghi raccontati, nei suoi scritti, da Mario Rigoni Stern, di cui recentemente ho letto "Le vite dell'Altipiano". Il famoso scrittore qui è nato, ed ha vissuto fino alla morte. A quest'ultimo riguardo, devo dire che l'incanto e le magiche atmosfere descritte da Rigoni Stern sono risultate parzialmente occultate dalle folle arrivate sull'Altopiano per le festività Natalizie (sono salito a Campomulo il 26 dicembre 2022). Per godersi un po' di tranquillità, ed assaporare il fascino della natura di queste zone (ad esempio, delle sue foreste), è ormai necessario allontanarsi dai paesi principali, o dalle strade più trafficate (o venire al di fuori del periodo natalizio). Anche l'estate, sull'Altopiano, deve offrire atmosfere e momenti piacevoli.
Per quanto riguarda le piste di fondo dell'Altopiano, questa descrizione di Cristina Palmieri (autrice di Waterwind), mi aveva fatto venire una gran voglia di venire da queste parti:
"L'altopiano di Asiago è magnifico, lo conosco bene. Ha il pregio, pressoché unico, di avere due grandi comprensori collegati tra loro (Enego e Campomulo), che insieme arrivano a contare quasi 400 km di piste. Capita sovente di sciare completamente soli per ore, immersi in una natura singolare, su piste che si muovono sinuose nel bosco per sbucare in questa grande piana che offre uno sguardo particolare sulle Alpi, essendo un inconsueto altipiano. Se dovessi andare, non perderti la salita (ed emozionante discesa) a Monte Ortigara! Bellissimi, e poco frequentati, anche gli altri due comprensori, Campolongo e Asiago. Ebbi il privilegio,quattro anni fa, di sciare un'intera giornata senza traccia di alcun altro sciatore, sotto una nevicata tardiva e abbondante. Credo che lo ricorderò per sempre.
Nella foto (n.d.r.: vedi qui sotto), la pista verso Monte Forno, divertentissima."
Pertanto, mi sono armato di buona pazienza, ed ho fatto le tre ore di macchina che ci vogliono per arrivare qui dalla zona di Milano. L'Altopiano è un ambiente di quota intermedia (per lo più, 1000-1200 metri), con un paesaggio quasi collinare, disseminato di paesi, campi e boschi. Asiago, il nucleo principale, è un borgo ricco di storia, con molti palazzi ed edifici d'epoca (molti ricostruiti dopo la seconda guerra mondiale, in realtà). Come racconta Mario Rigoni Stern, l'Altopiano è stato popolato dai Cimbri, che discesero dal Nord Europa (Danimarca, o più probabilmente Germania), e che parlavano un particolare idioma di origine germanica, la lingua cimbra. Il cimbro è il più antico dialetto tedesco ancora esistente, ma, ormai, è poco utilizzato, anche se tracce del cimbro si trovano nel linguaggio colloquiale e nella toponomastica di quest'area.
Poco prima di arrivare al Centro di fondo di Campomulo (vedi nostra mappa qui sotto), si incontra un casello. Qui, finisce la strada pubblica ed inizia la strada privata. Si paga quindi il parcheggio e l'accesso all'area (5 euro), ed anche il giornaliero per lo sci di fondo (11 euro, comprensivo di parcheggio), se si intende sciare con i propri sci. Vi è un ampio parcheggio presso il Rifugio Campomulo, un paio di km più avanti, ma, in caso di affollamento, conviene parcheggiare un po' prima lungo la strada, come ho fatto io. Vicino al rifugio, c'è il servizio di noleggio ed assistenza sci (vedi nostra slidegallery completa).
Iniziamo con il descrivere gli aspetti positivi. Nelle quasi due ore di sciata, abbiamo avuto modo di provare le piste solo in minima parte, ovviamente. Ma la varietà dei tracciati, ed il fascino dei paesaggi ci hanno subito colpito.
Dal Centro di fondo, siamo andati prima in direzione Sud Est e poi Sud, per percorrere la pista "Campomulo" (traccia verde), breve, ma già divertente, con diversi saliscendi, e cambi di scenario. Si arriva fino alla Malga Busa Fonda, punto più basso del nostro itinerario, per poi tornare a sciare in direzione Nord, con una bella salita, che fa recuperare quota.
Ritornati alla partenza, abbiamo imboccato la pista "Moline" (traccia rossa), salendo per i tornanti (pendenza continua ed accentuata, ma non estrema), che conducono alla sella di Campomuletto (1600 metri, circa), dove sorge l'omonimo rifugio (raggiungibile anche con un percorso pedonale). Poi, abbiamo proseguito in lieve discesa, seguendo la pista in direzione Nord, con panorama molto suggestivo, anche sulle Dolomiti della zona di San Martino di Castrozza. Abbiamo quindi svoltato ad Ovest, in corrispondenza di Malga Fiara, per salire con qualche tratto ripido, lungo la parte finale dell'anello della pista Moline (in genere, si percorre l'anello in senso antiorario, e si copre questo tratto in discesa).
Questo parte coicinde anche con il tratto finale della famosa pista Ortigara (traccia nera). Per ragioni di tempo, essendo ormai le 15,30 circa, ci siamo fermati poco prima di Pra Campofilone, abbiamo invertito la direzione dei nostri sci, per tornare, a malincuore, al Rifugio Campomulo, percorrendo a ritroso lo stesso itinerario effettuato all'andata. Questo tratto della pista Ortigara/Moline è stato davvero affascinante. Come mi aveva raccontato Cristina, mi sono ritrovato per lo più da solo a sciare in mezzo ai boschi, in una pace totale e surreale. Non mi sarei stupito se fosse spuntato qualche animale dal bosco, uno di quelli raccontati nei suoi testi da Mario Rigoni Stern. L'ho sperato sino all'ultimo, invano. Ecco, questo è stato il punto dove l'Altopiano ha finalmente mostrato il suo fascino, e confermato la sua fama. In questo tratto, mi ha colpito anche la quantità di neve. Il comprensorio non si sviluppa ad alte quote (si va dai 1530 metri del Rifugio Campomulo, ai 2106 metri del Monte Ortigara). Ma salendo qui, provenendo da Asiago, le condizioni di innevvamento sono via via migliorate, sino a risultare buone già alla partenza delle piste, presso il Rifugio Campomulo.
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Per quanto riguarda i tracciati, concludo dicendo che, in questa zona, bisognerebbe sicuramente passare più giorni per avere tempo di esplorarli a dovere. Con un'avvertenza.... Alcuni itinerari possono essere impegnativi per motivi tecnici, o anche solo per le distanze e quindi i tempi di percorrenza correlati. Quindi, prima di imboccarli, acquisite adeguate informazioni. Per documentarvi, potete consultare anche: https://www.centrofondocampomulo.com/it/centro_fondo/piste/.
Dopo aver raccontato la nostra sciata e le emozioni provate, non posso fare a meno di evidenziare alcune note negative, piuttosto significative. A noi piace essere sinceri.
La prima, e forse la più importante, è la musica disco ad alto volume diffusa all'esterno del Rifugio Campomulo. Del tutto fuori luogo. Presso il rifugio, c'è uno snowpark (con discese per bob e slittini, ed un piccolo impianto di risalita). Non capisco proprio perchè si debba spesso associare a questi luoghi di divertemento sulla neve questa musica ad alto volume. Un po' di musica può anche far piacere, ma non così forte, e magari non di quel genere.... Si dovrebbe abituare la gente a venire in montagna per provare qualcosa di diverso, per assaporare finalmente un po' di quiete, e non lo stesso caos che caratterizza le città. Se voglio andare in discoteca, vado in discoteca, non vengo a 1500 metri, in montagna.
La musica, dal Rifugio, si diffonde per centinaia di metri, tutto intorno alla zona di partenza delle piste, e svanisce solo alla sella di Campomuletto...
Il secondo aspetto che mi ha colpito negativamente è stata l'assenza degli spogliatoi e dei servizi presso il punto di partenza delle piste. Presso il noleggio sci, mi hanno detto che sono in ristrutturazione. Non è ammissibile che un comprensorio di fondo di questa fama ne sia sprovvisto. Si dovrebbero almeno allestire degli spogliatoi provvisori, in attesa che siano completati i lavori di quelli definitivi.
La manutenzione dei tracciati ha lasciato molto a desiderare. Non si ha l'impressione che il gatto delle nevi passi a battere le piste con adeguata frequenza, almeno quelle più percorse, intorno alla partenza. Si noti anche che l'affollamento, e l'indisciplina di molti turisti, fanno si che le piste siano segnate dalle impronte di chi vi cammina sopra, o ci passa con bob o slittino.... Ci dovrebbero essere dei cartelli, o qualche addetto, per scoraggiare questa dannosa pratica.
A proposito di cartelli, devo anche dire che la segnaletica lungo i tracciati è decisamente carente. E' presente solo in corrispondenza dei bivii. Ma ai bivii ci si deve arrivare, e nel frattempo qualche indicazione sulle distanze e sui tempi, sul nome della pista che si sta percorrendo (per conferma), e sul livello di difficoltà, sarebbe molto utile, ed aiuterebbe anche ad orientarsi meglio, se non si ha già buona conoscenza dei tracciati.
Su internet, si leggono recensioni che raccontano di come questo comprensorio per lo sci di fondo abbia vissuto in passato giorni gloriosi, ed ora sia gestito in maniera approssimativa. Non siamo in grado di fare un confronto tra la situazione di oggi, e quella di un tempo. Siamo solo in grado di dire che l'estensione, la varietà, e gli scenari che caratterizzano le sue piste sono unici nel loro genere, e che la logistica, l'organizzazione e gestione del comprensorio meriterebbero un livello qualitativo adeguato. Tutelare e valorizzare questo altopiano, nel rispetto della natura e della storia, è un obbligo culturale e morale.
Noi, prima o poi, torneremo per gustarci a pieno i suoi tracciati. Speriamo di trovare i miglioramenti auspicati.
Buona sciata. Fabio Muriano
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