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Tecniche di sopravvivenza
- ita4012
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bxr ha scritto: riporto la mia esperienza: a El Medano, in una strambata "verso" la riva, in baia, mi è letteralmente rimasto in mano il rig, perchè avevo stretto male il piedino d'albero.
Per fortuna ero abbastanza vicino alla riva ed era fattibilissimo nuotare.
Prima ho fatto un paio di tentativi, senza successo, di attaccare il rig (a cui c'era attaccato il piedino) alla tavola.
Poi ho ricordato quello che mia aveva raccontato Fabio, e ho staccato il piedino dalla prolunga e l'ho attaccato alla tavola. Dopo 5 minuti e un pò di imprecazioni sono riuscito ad attaccare il rig e ripartire. C'era un pò di onda che ovviamente complicava le cose.
Credo che la regola più importante in questi casi sia riuscire a mantenere la calma. Mi fosse capitato al largo, al di la delle onde più grandi, sò già che mi sarei impanicato.
La stessa esperienza che successe a me a Noli.... Si, staccare il piedino dalla prolunga e riavvitarlo alla tavola è la manovra da eseguire, anche se bisogna fare molta attenzione a non farselo scappare, perchè non galleggia!!! E se vi succedono simili cose...., mantenere sempre la calma, può solo aiutarvi, in quanto vi fa rimanere più lucidi!
Ciao. Fabio
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- bxr
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Per fortuna ero abbastanza vicino alla riva ed era fattibilissimo nuotare.
Prima ho fatto un paio di tentativi, senza successo, di attaccare il rig (a cui c'era attaccato il piedino) alla tavola.
Poi ho ricordato quello che mia aveva raccontato Fabio, e ho staccato il piedino dalla prolunga e l'ho attaccato alla tavola. Dopo 5 minuti e un pò di imprecazioni sono riuscito ad attaccare il rig e ripartire. C'era un pò di onda che ovviamente complicava le cose.
Credo che la regola più importante in questi casi sia riuscire a mantenere la calma. Mi fosse capitato al largo, al di la delle onde più grandi, sò già che mi sarei impanicato.
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picchio ha scritto: Ma mettere vela e albero sulla poppa della tavola e remare con le mani come nel surf non è più semplice e meno faticoso che trainare il tutto con una cimetta? forse anche meno pericoloso.
Questa manovra, che spesso viene mostrata nei manuali e nei video didattici, funziona per lo più solo con acqua piatta e vento leggero. Quando si rompe, anche solo con 15-20 nodi, e mezzo metro di onda, se vento e corrente non ti spingono verso la direzione desiderata, è solo pura teoria. Nei casi estremi, si molla il rig, si rimane sopra la tavola, e si nuota nella direzione possibile (magari non la rotta più breve per la riva, ma una rotta di compromesso per arrivare a terra, considerata la direzione del vento e della corrente), oppure si rimane sulla tavola, e si aspettano i soccorsi.
Ma stiamo parlando di situazioni veramente incasinate, a cui si arriva spesso anche per troppa imprudenza. Infatti, secondo me, sono importanti soprattutto quegli accorgimenti da assumere a priori, per uscire con un sufficiente margine di sicurezza (es. avere della terra sotto vento che ti intercetti in caso di problemi; controllare sempre bene l'attrezzatura, soprattutto se a noleggio; uscire con vento off-shore, solo se il fondale vi consente di toccare con i piede - es. Gruissan - o se c'è qualcuno che vi può recuperare, ecc...).
Ciao. Fabio
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Personalmente, proverei a navigare un pezzo bugna in avanti per riavvicinarmi alla costa, e, se l'operazione si rivelasse troppo faticosa per l'intensità del vento, proverei, come ha fatto lui alla fine, a montare il boma al contrario, sfilandolo dalla penna della vela, senza staccare il piede d'albero!
Prima di mettermi a nuotare, tirandomi l'attrezzatura con una corda ci penserei (a meno di non essere a 100 metri dalla riva - esperienza provata).
Ciao. Fabio
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