PREPARAZIONE DELLA VELA
Prima di tutto, riassumiamo le fasi che poi si esamineranno in dettaglio:
1) estraggo e srotolo la vela;
2) congiungo i due pezzi dell'albero (con vento forte potrebbe convenire fare prima questa operazione, per avere l'albero pronto da infilare nella tasca d'albero, e non far volare via la vela);
3) infilo l'albero dal basso della vela fino a bloccare la punta nel tappo terminale;
4) inserisco nella base la prolunga;
5) passo la cima di caricabasso nell'anello o nella carrucola alla base della vela, costruisco il paranco del caricabasso, e cazzo di caricabasso a fondo;
6) inserisco il boma dalla base, lo posiziono a metà dell'apertura all'albero (ma l'esatta posizione dipende dall'altezza del rider e dai gusti personali) e chiudo la leva della maniglia;
7) collego la scotta del terminale del boma, all'anello di bugna corrispondente della vela, e cazzo la stessa;
8) sono pronto, collego il rig alla tavola per entrare in acqua.
Allora, vediamole con calma. Per prima cosa estraiamo dalla custodia e srotoliamo la vela, possibilmente su una superficie liscia e non ruvida o meglio su un prato; ah po' sembrare una banalità, ma se non riponiamo in auto (o da qualche altra parte) la custodia, almeno leghiamola con un nodo ad un palo, non sapete quante custodie sono sparite nel vento... Le vele, ed anche gli altri componenti del rig - boma, e prolunga - sono in genere progettati per essere più comodamente assemblati mure a dritta, ovvero con il lato che prende vento quando navigate mure a dritta rivolto verso l'alto (e non appoggiato direttamente al terreno su cui armate). In tal modo, ad esempio, vi sarà più agevole accedere allo strozzatore della prolunga, o chiudere la maniglia del boma.
Poi prendiamo i due pezzi dell'albero, li uniamo e li infiliamo un po' alla volta dal basso nella tasca d'albero. Attenzione nel congiungere i due pezzi dell'albero o - fase successiva - l'albero alla prolunga nella sabbia, si rischia, una volta bagnato il tutto, di trovarlo incastrato! Anche per questo, vi consigliamo di armare, se possibile, non sulla sabbia, ma su una superficie pulita. Se proprio dovete armare sulla sabbia, fate in modo che la sabbia non entri in alcun modo nelle giunzioni dei vari componenti. Inoltre, quando uscite al mare, è quasi obbligatorio, per evitare sorprese, coprire la giunzione tra top e bottom dell'albero con del grey tape, che evita alla sabbia di infilarsi all'interno della giunzione, costringendovi ad operazioni noiose a fine uscita per separare i due pezzi.
Ricordiamoci però che dovremo prima predisporre albero e prolunga in modo che la somma della lunghezza dell'albero e della prolunga pre-regolata da noi corrispondano a quanto stampato sulla vela con "luff". Se invece usiamo una vela con il vario-top - cioe` il cappuccio terminale con nastro regolabile in lunghezza - e un albero più lungo della misura scritta come luff, dovremo allungare il nastro in cordura del vario top quel tanto di differenza fra i due. Attenzione, però, che si tratta di un'operazione accettabile solo entro certi limiti! All'aumentare della lunghezza dell'albero, varia il raggio di curvatura dello stesso sotto sforzo (IMCS) e la rigidità dello stesso. Se usate un albero troppo rigido, o con un IMCS non adatto a quella vela, pregiudicherete le prestazioni che la vela, poi, vi renderà in acqua.
L'albero farà appena un po' di fatica ad entrare nella tasca, perché quest'ultima è curva, mentre l'albero, inizialmente, è diritto; non preoccupatevi, non è un difetto della vela, è normale... In genere, è necessario agevolare lo scorrimento dell'albero nella tasca, tirando quest'ultima verso la base dell'albero, prima con la mano destra e poi con la sinistra (come detto le vele sono progettate per essere armate mure a dritta). Una volta inserito l'albero fino in fondo, verificare che la punta dello stesso si sia bloccata nel cappuccio terminale della vela, che potrà essere esterno se la stessa ha il vario-top, cioè il top regolabile, o una sorta di tappo interno (puntale), posto in cima alla fine della tasca d'albero (in questo caso, fate molta attenzione che non vi sia entrata sabbia tra puntale e punta dell'albero).
Poi controllate che tutte le stecche siano posizionate da una parte dell'albero; di solito le case consigliano che il logo della vela sia leggibile (vedi discorso fatto sopra in merito al lato migliore per armare le vele), ma le stecche siano tutte sotto l'albero. Adesso ci sembrerà che le stecche un po sforzino la tasca, ma dobbiamo ancora dare tensione alla vela, per cui non occorre preoccuparsi.
Dopo di che, prendiamo la prolunga (ormai, quasi tutte hanno la base d'albero già integrata) e la infiliamo all'estremità inferiore dell'albero, come un tappo, con le carrucoline dalla parte della vela, e cominciamo a passare la scotta di caricabasso, attaccata alla prolunga, nell'anello, o nelle carrucoline poste alla base della vela; in genere sono normali 3 passaggi.
Prima di tirare la scotta di caricabasso, è importante essere sicuri che l'innesto fra le due parti dell'albero sia perfetto, altrimenti potremmo causare rotture all'albero, specie se è con un'alta percentuale di carbonio (in caso di uso del grey tape, in corrispondenza della giunzione, questo passaggio può essere evitato, in quanto il nastro evita che, durante le operazioni sin qui descritte, top e bottom dell'albero possano essersi lievemente separati).
Adesso dovremo tirare con una certa forza la scotta dell'albero o caricabasso, posizionandoci seduti a terra, e spingendo con un piede contro la base dell'albero, e bloccare la cima nello strozzascotte. Cerchiamo di piegare le gambe e di spingere, distendendo quella puntata contro la base dell'albero, evitando di lavorare troppo con i muscoli della schiena col rischio di strappi.
Anzi, è consigliabile l'utilizzo di un tirascotte, anche ricavato da un vecchio manico di scopa (o qualsiasi utensile tubolare in metallo), al quale avremo fatto due fori vicini (nel caso del manico di scopa) al centro per far passare la cima; oppure, se siete pratici di nodi marinari, potete semplicemente fare due mezzi colli sull'utensile tubolare e cazzare. Se non abbiamo questi utensili, potremo usufruire della barra del gancio del trapezio che può funzionare discretamente per lo scopo.
Noteremo che l'albero si incurva e la vela perde in parte le sue pieghe ed anzi assume una forma un po' panciuta da una parte; fermiamoci un secondo, e prima di cazzare (cioè tirare) a fondo controlliamo che le stecche siano tutte da una parte, e se ne fosse rimasta una dal'altra spingiamola di la` con delicatezza. Quanto cazzare il caricabasso, dipende dalle istruzioni del produttore, e più in generale dall'intensità del vento durante la sessione. Le vele hanno un range d'intensità del vento, all'interno del quale possono essere impiegate al meglio, che dipende dal peso del rider. Cazzando poco di caricabasso, la vela sventerà poco in balumina (profilo esterno della vela a poppa, nella parte superiore), e sarà più potente. Cazzando molto, si farà sventare molto la vela in balumina, ed essa risulterà meno potente. Tra i due estremi, c'è la regolazione intermedia.
Poi, prendiamo il boma, che avremo allungato un po' di più, diciamo fino a massimo 3-4 cm più della lunghezza scritta sulla vela e/o sulla sua custodia (vedi indicazione "boom"), lo passiamo dalla base della vela, e con la maniglia, cioè la parte dotata del meccanismo di fissaggio a leva, dalla parte dell'albero, meccanismo che avremo completamente aperto prima, lascando al massimo il relativo cordino (quando sarete esperti, avrete imparato ad avere già regolata la misura giusta della scottina della maniglia del boma). Ah, se al boma sono attaccate due corde ad "U" una per parte, cioè le cimette del trapezio, dovranno esser rivolte verso il basso e l'esterno, cioè verso la base dell'albero, come egualmente la cima di recupero dovrà spuntare verso il basso.
Posizioniamo la maniglia in corrispondenza dell'apposita apertura della tasca d'albero sulla vela, indicativamente verso la metà se siamo persone alte all'incirca 1,75 m., sopra se siamo oltre (ma la cosa varia da vela a vela), e facciamo entrare l'albero nella maniglia; poi, prendiamo l'anello di cordicella a "u" e agganciamolo sul fermo della maniglia; chiudiamo la leva esterna per bloccare il tutto (riaprendo e tirando un po' la cordicella se il blocco è un po' lasco).
Blocchiamo quindi le clips del terminale del boma in modo che la sua lunghezza sia quella prescritta dalle specifiche della vela (con il tempo e l'esperienza, gestiremo quasi autonomamente questa regolazione in funzione di quanta pancia/potenza vorremo dare alla vela, in relazione alle condizioni dell'uscita che ci accingiamo a fare). Poi, prendiamo la cimetta che è attaccata al terminale del boma, la passiamo due volte nell'anello di bugna della vela e nei fori del terminale del boma stesso, e poi, tiriamo questa cima, detta scotta di bugna, fino a portare l'estremità della vela a contatto con il terminale del boma. Arrotoliamo la cima che avanza intorno alla bugna, e blocchiamone l'estremità, con un nodo d'arresto.
Se in ogni caso la vela toccasse il piede d'albero, vuol dire che non abbiamo regolato correttamente l'insieme prolunga+albero, secondo le indicazioni scritte sulla vela come "luff", cioè tasca d'albero (anzi meglio sempre lasciare qualche cm in più, per avere un margine per cazzare ulteriormente di caricabasso e depotenziare la vela, in caso di bisogno), oppure che il nostro albero è un po' più morbido di quello previsto per la vela. Verifichiamo rapidamente le misure. Se necessario, molliamo la scotta e la laschiamo, e allunghiamo di una tacca la prolunga, per poi ritirare il tutto, senza mollare la bugna.
Una volta tesata bene la base della vela, o come si dice, cazzata di caricabasso, la cima che avanza la arrotoliamo rapidamente intorno alla base della prolunga, senza però interferire con il meccanismo, o il pulsante di innesto, della prolunga nel piede d'albero. La parte che avanza ulteriormente la potete riporre nella tasca in tessuto traforato che c'è all'interno della parte terminale della tasca d'albero della maggior parte delle vele.
Infine, solo se le stecche non fossero già correttamente regolate, muniti di chiave a brugola, come in tutte le vele moderne (in genere in dotazione e custodita nella sacca della vela), o agendo sulla fettuccia (solo per le vele più datate), le tensioniamo bene, cioè con l'obiettivo di far sparire le pieghe/ondulazioni dal tessuto della vela intorno alla tasca della stecche. Non esagerate (cioè, non andate oltre questo obiettivo preciso), per non compromettere le prestazioni della vela.
Importante! Ricordiamoci a questo punto assolutamente di passare l'anello elastico terminale della cima di recupero della vela intorno alla base della prolunga, per non entrare in acqua con la prolunga già innestata nel piede d'albero, e dover allora staccare il rig dalla tavola… La cima di recupero dovrebbe rimanere tesa a fianco alla tasca d'albero. Non deve penzolare, scostandosi dalla tasca. In tal caso, infatti, in occasione della waterstart, puntualmente, finirebbe per impigliarsi nelle straps, ritardando/ostacolando l'esecuzione della manovra. A tal fine, basta fare dei nodi sulla cima di recupero (verso la maniglia del boma), che vi risulteranno anche utili per far presa sulla cima, mentre state recuperando.
Ok, il rig adesso è pronto! Dovrebbe apparire disteso e con assenza di evidenti pieghe, con una forma più o meno panciuta della vela nella zona del boma, ed, invece, un aspetto più o meno allentato in balumina, cioè nella parte alta.
Nel video che segue, abbiamo riassunto ed esposto i concetti sin qui illustrati:
Tutto questo procedimento, che scritto così vi parrà un po' complesso, in realtà con la pratica, vi verrà facile e rapidissimo; specie se fuori soffiano 20 nodi, e voi non state più nella pelle dalla voglia di uscire! E' uno degli aspetti positivi del windsurf: in 15 minuti circa il rig è pronto.
Prima di uscire, se avete tempo, di solito si consiglia un'ultima verifica diciamo generale del rig, ed in particolare della posizione delle cimette del trapezio e dell'altezza del boma (a patto che non ci sia vento talmente forte, da rendere tale operazione pericolosa): puntandovi con un piede sulla base della vela, tirate su la vela, fino a farla arrivare verticale; attenzione a non farlo su superfici che possono rovinare la prolunga, o far entrare nella stessa della sabbia o della terra (l'ideale quindi è un tappetino di gomma o di erba sintetica).
Controllate a questo punto che la maniglia vi arrivi più o meno all'altezza dello sterno. Inoltre - questo vi servirà poi in acqua - dovreste verificare anche che le cime del trapezio siano fissate in modo corretto, cioè più o meno in corrispondenza del centro velico, ovvero in corrispondenza del punto sulla vela dove si concentra la forza di spinta del vento: se il vento è leggero, potete gestire la vela, tenendo il boma con una sola mano, e cercare la posizione della mano che vi garantisce la possibilità di tenere la vela stabilmente con quella sola mano. Quella risulterà la posizione dove collocare le due estremità di ciascuna cima del trapezio (vicine o distanziate al massimo di un pugno). Alternativamente, potete trovare il punto dove posizionare le cimette sul boma, con la vela a terra in orizzontale, sollevando il boma con una mano. Cercherete il baricentro, ovvero quel punto che vi consente di tenere la vela stabilmente con una mano, senza che questa si inclini verso terra dalla parte dell'albero o della bugna. Il baricentro non corrisponde al centro velico, ma così individuerte una regolazione approssimativa per la posizione delle cimette, che poi affinerete in acqua. Quest'ultima, a prescinderete da quello che avrete fatto a terra, dovrà essere effettuata con questi riferimenti: se, per tenere la vela in andatura, dovete tirare di più con il braccio di prua, vuol dire che la posizione delle cimette sul boma è troppo arretrata e dovrete quindi posizionarle leggermente più avanti (verso prua); il contrario, nel caso in cui, in andatura, dovete tirare di più con il braccio di poppa.
La lunghezza delle cimette, in media, dovrebbe essere all'incirca tale da far entrare il gomito nella "u", impugnando, a polso piegato, il boma al centro fra l'attacco delle due cime. Oppure, potete verificare la lunghezza delle cimette, verificando che, in acqua, quando siete agganciati, le cimette vadano in tensione poco prima della braccia (che devono rimanere solo lievemente flesse), in quanto altrimenti queste lavorerebbero al posto delle cimette, e vi stanchereste. Comunque, questa regolazione, entro certi limiti, dipende anche dai gusti personali e dalla disciplina praticata (ad esempio, nel waveriding tendenzialmente si tengono abbastanza lunghe, per potersi sganciare facilmente al bisogno). Considerate anche che cimette lunghe quanto sopra indicato, sono indispensabili per poter partire facilmente in planata: se siete impiccati, e troppo vicini alla vela, non avete modo di distendere la gamba di prua e spingere con essa sulla tavola, immediatamente a poppa del piede d'albero, per poter far accelerare la tavola, trasmettendole la potenza della vela (leggete, a questo riguardo, l'articolo sulla planata).
Ai principianti, consigliamo, dopo aver letto questo articolo, di guardare anche questo video relativo all'uso del trapezio.