In questo articolo, vi proponiamo un trekking circolare in Val Federia, una valle che, nel periodo estivo, offre agli escursionisti scenari molto affascinanti, ottimi punti di ristoro, e la compagnia delle marmotte. L'itinerario parte da Livigno, in Valtellina.
Trekking: Anello Val Federia, Livigno, Valtellina
Tributaria di sinistra della Valle di Livigno, la Federia è rimasta ‘come mamma l’ha fatta’. Verdeggiante, rigogliosa e visitabile d’estate; inaccessibile ed inospitale di inverno, adibita esclusivamente a teatro natural silenzioso di slavine e valanghe. In primavera, però, lo sciogliersi dei nevai la riconsegna agli amanti dell’outdoor non diversa da qualche mese prima, quando, in autunno, la mano bianca l’aveva sottratta alla voglia d’escursione dei gitanti. La facile fruibilità dei sentieri (di qualsivoglia natura: trekking, mtb, vie ferrate, alpinismo) e la natura incontaminata ne fanno una tra le più apprezzate valli delle Alpi Retiche Occidentali. Protetto dalle catene del Cassana e del Laverone ad ovest, e da quella del Carosello 3000 ad est, il fondovalle si presenta bucolicamente caratterizzato da baite secolari (le ‘Tee’, in dialetto locale), prati curati e verdi pascoli, che risalendo gli scoscesi pendii delle montagne si perdono alle radici di radi boschi di conifere centenarie.
L’omonimo torrente (ndr. Fedaria) corre fragoroso, rompendo il silenzio, perenne caratteristica della zona in questione. Tutto sotto l’egida della vera e propria padrona della Valle: la Marmotta. All’uomo, ormai abituato al caotico vivere della città, sembrerà per un istante di essere in un mondo parallelo: addentrandosi nella valle, infatti, la rumorosa frenesia della vita urbana si allontana sempre più lasciando spazio ad una travolgente silenziosa pace.
Benvenuti a Livigno: benvenuti in Val Federia!
La centralissima via Saroch fa da sfondo alla partenza del trekking (vedi mappa itinerario, più avanti): passeggiamo per la via regina di Livigno, famosa in tutto il mondo per il centro dedicato allo shopping (Foto1 - vedi slidegallery a fine articolo). Seppur non considerabile ancora come trekking vero e proprio, il primo tratto di cammino ci permette di cogliere la duplice anima del paese Valtellinese: da una parte la grande shopping mall, perennemente ravvivata da un’atmosfera mondana e festaiola; dall’altra le origini contadine e la mentalità alpina.
Raggiunta la coda del paese, le abitazioni cominciano a diradarsi, l’asfalto a salire ed in pochi minuti si giunge alla partenza del trekking vero e proprio, nelle vicinanze del Rifugio la Calcheira (Foto2/3). Tra la miriade di percorsi che partono da questo punto, scegliamo il nostro: Sentiero 167. A darci il benvenuto in Val Federia un primo strappo, seppur breve, di ripida salita ci porta a costeggiare una chiesetta arroccata a quasi 2000 m. Superandola perdiamo quota, il torrente Fedaria rompe il silenzio col suo fruscio, ed un fittissimo bosco ci avvolge per poco più di un kilometro per poi diradarsi in prossimità della diga che regola il bacino idrico del ruscello sopracitato (Foto 4/5). Ci sentiamo osservati. Ma anche protetti. Alzando lo sguardo verso ovest ne capiamo il perché: il Monte Ometto (2788m) e Punta Cassana (3005) vegliano sulla valle (Foto 6). Piacevoli tornanti in discesa ci attendono. Un rivolo ci dà l’opportunità di saziare la sete e ricaricare le borracce.
Senza cognizione della fatica, in falsopiano (esposto ai cocenti raggi solari) giungiamo a ‘Plan de l’Isoleta’ (2061m): aree attrezzate, barbecue e verdi prati ci invitano a fare ‘pic nic’ (Foto 7). Ma è ancora presto. Non abbiamo faticato abbastanza per meritarci soste e/o cibo. Seguiamo, quindi, il fondovalle e l’unica carrareccia che lo solca e, superata la ‘Baitel de la Calcheira’ (antico bivacco alpino), attraversiamo un ponte ligneo (che, negli ultimi anni, ha aumentato la sua imponenza vista la copiosità di acqua discendente dovuta allo scioglimento del nevaio presente sul Rio Laverone), porta d’ingresso sulla discesa finale per la Cheseira da Federia (Foto 8). ‘Pancia mia fatti capanna!’: consumare un pranzo qui non è un consiglio, ma un obbligo. Sciat, formaggi fatti in Malga, polenta girata a mano ed un pizzico di sole: la ricetta in grado di portare in dietro le lancette dell’orologio che la Val Federia propone al gitante.
Come spesso accade in montagna, ponderando tempo, meteo, fatica e preparazione (e con la pancia piena) arriva il momento di scegliere: proseguire o rientrare sul sentiero già percorso. Qualora si scegliesse di proseguire, c’è da prendere una seconda decisione: Sentiero 162 o 163? Il primo prosegue pianeggiante per alcuni kilometri per poi presentare un’ascesa quasi verticale; il secondo sale gradatamente il pendio della montagna per ricongiungersi al primo in prossimità della seggiovia sei posti ‘Val Federia’. Optato per la prima opzione (causa maltempo incombente, preferibilmente da evitare sulla costa esposta del Sent. 163), proseguiamo in maniera non faticosa incastrati tra la Bocheta di Planon ed il Carosello 3000. Sapevamo sarebbe arrivata la salita, quella impegnativa. Ed ascesa e fatica non tardano mai l’appuntamento. Un secco tornante verso Nord ci catapulta in massima pendenza: fiatone alla mano e ginocchia in spalla, superato il primo, meno ripido, tratto, vale la pena voltarsi verso la vallata appena percorsa ed ammirare il Pizzo Cassana (3070m) svettare su di essa (Foto 9). Sentiamo l’ennesimo fischio della giornata: le marmotte ci hanno sempre tenuto compagnia. Fate silenzio ed aguzzate la vista: a questo simpatico animale non dispiace farsi ammirare (seppur da lontano) (Foto 10/11/12).
Dopo l’ultimo, assai più ripido del precedente, strappo, il sentiero sfocia, a quota 2500m circa, su quella che d’inverno è rinomata essere una tra le più belle piste da sci della Valtellina (foto 13). Seguendola risaliamo le pendici della montagna incastonati tra il Monte Garrone (3030m) ed il Pizzo Cantone (2904m)(Foto 14) fino a circumnavigare le acque del Laghetto Blesaccia, nel quale si specchia il Pizzo Laverone (3052m) (foto 15). Siamo in vetta al Carosello 3000 (Foto 16). Torniamo a vedere la valle di Livigno dal Forcola fino all’omonimo lago ed è impossibile non notare, volgendo lo sguardo a sud-est, il nevaio perenne (ancora abbastanza importante ad onor del vero) che ricopre di bianco Cima Viola (3374m) ed il Pizzo di Dosdè (3280m) (Foto 17/18). Ma, ahimè, una volta arrivati in vetta non resta che scendere. Per farlo non esistono veri e propri sentieri, bensì viottoli che attraversano a zig-zag le ripide pendenze delle piste del comprensorio ‘Carosello 3000’. E, conti alla mano, non è stata una discesa semplice, o meglio, meno faticosa della salita, come, inizialmente, si poteva pensare. Ad alleviare quasi del tutto la fatica, però, interviene lo splendido panorama sul Piccolo Tibet, adagiato bellamente sul fondo di quella che in molti ritengono essere la ‘Valle Incantata’. (Foto 19/20/21).
Buona escursione. Daniele Izzo
Caratteristiche Tecniche:
Lunghezza: 21 km
Durata: 6h50 (senza soste)
Dislivello totale: 1850m (A: 927m/ D:923m)
Difficoltà: EE
Punto più alto: 2729m
Punto più basso: 1810m
Periodo consigliato: estate
Tempi di percorrenza:
Livigno – Rifugio la Calcheira: 3,5km in 40minuti
Rifugio la Calcheira – Cheseira da Fedaria: 6,5km in 2h
Cheseira da Fedaria – Carosello3000: 4,3km in 2h40min
Carosello3000 – Livigno: 6,7km in 1h30min
COME ARRIVARE?
In macchina: uscire da A4 a Brescia Centro - seguire in direzione Lago d'Iseo - seguire direzione Darfo Boario Terme - seguire direzione Edolo - fare passo Aprica - da Tirano seguire direzione Bormio - fare passo Foscagno in direzione Livigno - seguire via Pedrana fino alla destinazione.
Parking: è possibile parcheggiare lungo strada o nelle vicinanze del Rifugio la Calcheira.
Bus: è possibile raggiungere il rifugio la Calcheira attraverso la Linea Blu (gratuita)
CONSIGLI UTILI:
Approvigionamento acqua: vari punti abbeverraggio con fontanelle durante il percorso
Aree Attrezzate/Punti Ristoro: Rifugio La Calcheira/Cheseira da Fedaria
● I sentierisono tantissimi: scegliete quello che meglio si adatta al vostro gusto ed alla difficoltà che siete disposti a superare.
● Il silenzio va di pari passo con la fauna selvatica che riuscirete a vedere.
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