La Guru è la vela control wave 4 stecche di Goya, per condizioni di vento side, side off. In questi mesi, abbiamo avuto occasione di testarne il modello 2020/21, nella misura 4.7, ed in questo articolo vi illustriamo i risultati.
Windsurf, test: Goya Guru X Pro 2020/2021 4.7
Dati tecnici
Superficie: 4,7 m2
Boma: 158-161 cm
Luff: 407 cm
Albero: 400 RDM
Top fisso, 4 stecche
Peso rilevato: 3.6 kg
Il produttore dichiara:
"Prestazioni ottimali nel waveriding e comfort con vento forte, sicurezza e controllo in qualsiasi condizione della superficie d'acqua. La finestra in vinile crea un'erogazione di potenza molto fluida e confortevole, e fa si che sia la vela più resistente della nostra gamma. Il vinile è praticamente indistruttibile, e rimarrà trasparente per tutta la vita della vela. E' la vela preferita di Francisco Goya.
La Guru X Pro offre una vasta gamma di regolazioni. Si può armare la vela molto piena, e continuare a percepirla in controllo, con un'erogazione di potenza morbida ed un twist progressivo. Oppure, è possibile cazzare di più la scotta di bugna, ed avere la vela più piatta, più neutra ed orientata alla manovra in presenza di vento più forte".
E per quanto riguarda la costruzione, aggiunge le seguenti indicazioni.
Finestra in vinile. Il vinile offre una sensazione flessibile alla vela nel suo insieme, e la finestra, con un po' di manutenzione, rimarrà trasparente per tutta la vita della vela.
Pannelli in X-Ply. L'X-Ply offre lo stesso peso e la stessa sensazione di una costruzione non tramata della finestra. La differenza è una maggiore durata attraverso una migliore resistenza allo strappo.
Pannelli in Scrim nella zona vicino all'albero. Lo Scrim colorato utilizzato nei pannelli principali offre una resistenza super forte, un peso ultraleggero e una sensazione elastica e viva in tutta la vela.
I pannelli ibridi in dacron/scrim vicino all'albero, il Carbon Stretch Control, gli anelli di bugna in titanio, ed il manicotto Rip Stop completano il pacchetto di alta qualità.
Impressioni per quanto riguarda la costruzione ed i materiali
La costruzione della vela appare robusta. I pannelli in X-Ply tramati garantiscono, in caso di lacerazione del tessuto, che il taglio non si propaghi al di fuori della tramatura. Non immaginatevi, però, la flessibilità e la resistenza che può offrirvi una Ezzy (nostro termine di paragone inevitabile, visto che usiamo da tempo le vele di questo marchio), che da questo punto ci sembrano sinora ineguagliate (il monofilm morbido ha, però, altri riflessi sulle prestazioni delle Ezzy, che sono notoriamente, anche per questo, molto neutre).
La tasca d'albero ha una curvatura molto regolare. Pertanto, come suggerito dal produttore nelle tuning guide, quando inserite l'albero nella tasca, non spingetelo tutto dalla base, ma posizionate una mano all'estremità superiore e l'altra all'estremità inferiore della finestra per il boma (piegando la vela in corrispondenza della finestra), spingendo e facendo scorrere gradualmente l'albero all'interno della tasca. In tal modo, gli attriti saranno ridotti.
La base della tasca d'albero richiede un po' di attenzione, quando si arma, per evitare o attenuare gli attriti con l'albero e la prolunga, se volete che la vela vi duri a lungo. La tasca di rete dove riporre l'avanzo della cima del caricabasso ha un ingresso dall'alto (e non laterale), che può risultare leggermente scomodo.
La vela sviluppa una discreta superficie anche nella parte alta, secondo una tendenza tipica di molto vele wave moderne, che mutuano tale aspetto dalle vele freestyle, anche se, come spiegato più avanti, il modo di armare la vela - sventata in balumina fino all'apposito segno - e l'uso corretto dei due anelli di bugna, consentono di regolare al meglio la potenza della vela nella parte superiore.
La sacca della vela (anche se non è un aspetto fondamentale in questi prodotti) potrebbe essere migliorata: la cerniera metallica laterale ad una delle due estremità risulta un po' scomoda quando si estrae e si ripone la vela nella sacca; la parte di tessuto traforato (per disperdere l'umidità) posizionata in senso longitudinale non ci sembra la migliore soluzione.
Ezzy, più efficacemente, adotta un laccio che scorre dentro un fermo in plastica - a prova di salsedine - per chiudere la sacca della vela ad un'estremitá, ed il tessuto traforato è posizionato all'estremità opposta, di modo che la vela possa sgocciolare al meglio, quando riposta in verticale.
Armare e trimmare la vela
Come premessa, segnaliamo che noi abbiamo armato la vela sia con un albero Ezzy Hookipa 400 rdm (8 cm di prolunga), che con una combinazione di Top albero 400 RDM Ezzy Hookipa, e bottom 370 dello stesso albero (in tal caso, con 22 cm di prolunga, meglio 24, se volete riservarvi un certo margine di regolazione). La vela in entrambi i casi ci è parsa armata correttamente, ed in acqua ha offerto prestazioni ottimali. Gli alberi Ezzy (constant curve tendenti al flex top), sono tra quelli più compatibili con le vele Goya. Peraltro, gli alberi Ezzy finora sono stati prodotti dalla Nolimitz, come gli alberi Goya. Ovviamente, la vela altrimenti va armata con un albero Goya rdm 400. Nelle Faq disponibili sul sito del produttore, viene anche segnalata la possibilità di armare la vela con un top di un albero rdm Goya 370, ed un bottom 400, ottenendo una combinazione che rende la vela ancora più morbida. Abbiamo provato una simile combinazione con gli alberi Ezzy (sempre impostando 22 di prolunga), ma ci è sembrato che la vela sventasse troppo nella parte alta, per avere una curvatura adeguata nella parte inferiore - stecche che non si puntano contro tasca d'albero (probabilmente, per leggere differenze di curvatura tra i top ed i bottom dei due marchi). Tale soluzione non ci è sembrata impraticabile, ma ci sembra limitare i margini di regolazione della vela, che sono uno dei punti di forza, a nostro parere, di questo prodotto.
La vela, come da istruzioni, va armata cazzando il caricabasso, facendo sventare la vela fino al segno posizionato nella parte alta della vela. Nelle tuning guide del produttore, si consiglia di sventare la vela sempre in tale maniera, in quanto lavorerà al meglio nella maggior parte delle condizioni. Solo con vento leggero, potete cazzare leggermente di meno. La vela rispetta le misure suggerite per quanto riguarda la regolazione della prolunga.
Per quanto riguarda l'anello di bugna, come la Goya Banzai, anche la Guru dispone di due anelli (Poly Clew), quello superiore da utilizzare per fissare il terminale del boma in condizioni di vento più leggero (o rider più pesante, o più interessato alla potenza), quello inferiore per vento più forte (o rider più leggero, o più interessato a manovrare), all'interno del range di utilizzo della vela. Ciascun anello manda in tensione, infatti, due distinte strisce in carbonio (Carbon strech control - vedi foto), che rendono rigido il profilo superiore della vela. Questo sistema sulla Guru si rivela particolarmente efficace. E' possibile anche utilizzare entrembi gli anelli contemporaneamente per ottenere un comportamento della vela intermedio tra i due sopra descritti. Per quanto concerne la misura della lunghezza del boma (il range, 158-161 cm, è piuttosto ristretto), le indicazioni del produttore sono sostanzialmente rispettate. Con 161 cm, usando l'anello di bugna superiore, avrete una vela anche sin troppo tesa nella parte inferiore. 159 cm ci sono sembrati una misura più equilibrata. Con l'anello di bugna inferiore, potete scendere di un paio di centimetri. A differenza di altre vele, la Guru si rende più o meno potente, intervenendo principalmente sulla scelta dell'anello di bugna, più che sulla tensione della cima di bugna. Comunque, con l'uso, l'esperienza vi porterà ad ottenere il meglio da questa vela molto versatile.
Risultati della prova in acqua
La vela è stata provata la prima volta al Prà de la Fam, Lago di Garda, con vento sui 22-24 nodi, range all'interno del quale per me (70 kg) la vela è risultata della misura giusta. Senza tanti giri di parole, mi sono innamorato all'istante della Guru, che mi ha entusiasmato sotto tutti i punti di vista. In andatura, è impressionante come non stanchi: leggera e neutra; il boma si tiene con pochissimo sforzo. In manovra, sia in virata che in strambata, è anche meglio: fende facilmente il vento in virata, e risulta leggera ma potente in strambata. Scarica bene l'eccesso di vento sulle raffiche, senza mettere minimamente in difficoltà. Solo all'inizio della planata, in occasione di qualche raffica meno potente, risponde alla pompata in maniera leggermente meno potente della Banzai. Ma non scopro nulla di nuovo, da questo punto di vista.
Le ottime impressioni sono anche state confermate dalla sessione effettuata nel famoso spot della Spiaggia d'Oro di Imperia, a novembre 2019 (leggi report), in condizioni ideali per il waveriding: vento side/side-on a circa 25 nodi, con onde sui 2-2,5 metri. Riscontrando una leggera sovrainvelatura iniziale al largo nella prima parte della sessione, ho armato la vela fissando il terminale del boma all'anello di bugna inferiore. Con questo assetto la vela è risultata adeguatamente potente a riva, per superare i frangenti, ma pazzescamente neutra e stabile al largo, dove il vento era ben più forte, soprattutto quando ci si trovava sul lip di un'onda. Ma la Guru ha retto molto bene la sovrainvelatura, anche se, ovviamente, oltre un certo limite risulta necessario scendere di misura.
Insomma, in attesa di qualche ulteriore prova (magari negli spot wave della Francia e/o della Sardegna, ed in attesa di portarla con me in Sud Africa), possiamo già dire che la Goya Guru Pro 2020/21 è una vela molto versatile, che impressionerà subito positivamente coloro che la provano per la prima volta. E' perfetta per il waveriding moderno, in spot che offrono buone condizioni con vento side/side off, ma che rende ottimamente il suo servizio anche in condizioni bump and jump, in occasione delle quali rende il bordeggio molto piacevole e rilassante. In spot wave, con vento leggero e/o onshore, ed onda grossa, o qualora il rider sia più pesante, potrebbe essere preferibile optare per la Goya Banzai (leggi il test). Se avremo ulteriori elementi da segnalare, aggiorneremo l'articolo.
Aloha. Fabio Muriano
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