L'anello integrale delle creste del Monte Alfeo è un itinerario inedito che si può facilmente realizzare concatenando alcuni percorsi che si snodano su questa bella montagna appenninica. Data l'altitudine della cima, rilevante per questa catena, il trekking si presta per una bella giornata a caccia di panorami e di flora e fauna.
Trekking: l'anello delle creste del Monte Alfeo (Appennino)
Località di partenza: Gorreto
Località di arrivo: Gorreto
Tempo di percorrenza: 7 ore di cammino
Chilometri: 19 km
Difficoltà: Il percorso non presenta difficoltà di sorta né tratti esposti. Prestare un po' di attenzione nella discesa dal monte Alfeo, se le condizioni non sono ottimali, e in un breve passaggio scendendo da Bertassi
Indicazioni: Presenti lungo quasi tutta la salita e sulla cresta di discesa dal monte Alfeo. Carenti nell'ultimo tratto di cresta, per riprendere poi in discesa dal Monte Zucchello. I sentieri però sono molto evidenti ed è piuttosto facile orientarsi.
Cartografia: Le vie del Sale – 2 Alta Val Borbera e l'Alta Val Trebbia. Studio cartografico italiano - Genova
Dislivello in salita: 1452 m
Dislivello in discesa: -1452 m
Quota massima: Monte Alfeo 1650 m
Si parte da Gorreto, piccolo paese dell'Alta Val di Taro, famoso per la pesca nelle pulite acque del fiume. Dalla piazza principale, dove si erige il palazzo seicentesco Centurione-Tornelli ora in rovina, si prende la strada che svolta a destra, verso la frazione di Strassera (indicazioni per il monte Alfeo).
Dopo pochi passi incontriamo il cimitero e un sentiero che sale: consigliamo però di non seguirlo e procedere invece verso la frazione: in questo modo potremo godere già dei primi scorci sulla vallata e abbeverarci alla fontana. Il vicolo principale del paese si trasforma in una carrareccia battuta, utilizzata per accedere agli alpeggi, che si snoda nel bosco di querce, castagni e aceri lasciando spazio allo sguardo. Si sale diretti, ma in modo non difficoltoso; la strada non è segnalata, ma non lascia molto spazio a dubbi. A circa quota 700 m la salita si fa un po' più dolce e si incontrano le prime zone argillose: si cammina su un bel tratto di calanchi friabili, senza difficoltà. A quota 800 invece incontriamo il sentiero bollato Cai: lo prendiamo girando a destra (direzione nord-est). Il sentiero, ampio, procede quasi in piano sul versante della montagna e attraversa zone di bosco ceduo alternate a vallette franose, che però non creano mai problemi di passaggio. Uscendo dall'ultima di queste fenditure, verso la dorsale, incontriamo dei ruderi che furono, in un passato non troppo lontano, delle magnifiche case in sasso, con gli archi ribassati e i muri a secco: è Campi Vecchio, antica frazione ormai divorata dai rovi. Dopo poco, incontriamo invece la più recente frazione di Costa, che offre al viandante un agriturismo e le ultime fonti di acqua prima di iniziare l'ascensione all'Alfeo.
All'incrocio principale del paese, seguiamo la strada che alla nostra sinistra procede in salita, ma abbandoniamo subito l'asfalto per seguire i bolli Cai. Le bandierine bianche e rosse ci porteranno in mezzo al bosco, con strappi di salita abbastanza impegnativi, tenendo il versante sud della costa. Il bosco lascia sempre più spazio ai noccioli e ai faggi e si apre, a circa 1000 m, in un bell'alpeggio in dolce pendenza, ancora popolato da manzi allo stato brado. Incominciamo a vedere più da vicino la punta del nostro Monte Alfeo. Qui si procede seguendo il vallo che veniva utilizzato in passato per il trascinamento dei tronchi tagliati, facendo attenzione ai bolli (seguire la palina segnaletica a quota 1260).
Dall'alpeggio si procede in più forte pendenza a prendere la cresta est del monte, interamente coperta da una fitta faggeta. Qui però ci aspetterà ancora un tratto con forte pendenza, poco agevole con il fogliame dell'autunno: si deve seguire l'ampio filo di cresta per raggiungere un'anticima, il Monte della Croce, e qui imboccare il sentiero che procede, su comodo traverso erboso pianeggiante, sul versante sud del monte. Il panorama si apre e possiamo apprezzare una delle più belle viste sull'Alta Val Trebbia: preparare macchine fotografiche (e la giacca antivento, perché la zona è soggetta a raffiche e venti continui, seppur, generalmente, non forti). In pochi passi si raggiunge la dorsale sud-est del monte, che rappresenta una comoda via di salita. L'ultimo tratto non è troppo impegnativo e ci porta rapidamente alla vetta, sormontata da una madonna con il bambino, che custodisce il libro di vetta.
La vista è molto ampia e ci mostra tutta la testata sud-est dell'alta Val Trebbia, con i monti Oramara, Montarlone, Gifarco, e tutta la vallata chiusa dal monte Alfeo, con la cresta che dovremo percorrere. Al di là della faggeta che popola fitta il versante nord del monte, si intravede la vallata del Boreca e la punta del monte Lesima, con la sua visibilissima stazione di radiocomunicazioni.
Si scende dal monte Alfeo seguendo la cresta ovest. Inizialmente il sentiero è un po' ripido (prestare attenzione con fogliame e con terreno bagnato), ma non esposto. Scesi al valico (quota 1420 m), si procede, sempre stando sul versante sud, in lungo traverso abbastanza agevole, contornato di ginestre e di piante erbacee. Se vogliamo percorrere l'anello integrale, ignoriamo le indicazioni che ci porterebbero a Bertone e poi a Gorreto e invece proseguiamo verso il visibile monte Ronconovo. Alla selletta (quota 1375) posta sotto il monte, proseguiamo seguendo i bolli e le indicazioni per il Passo Maddalena. Ci fermeremo però prima, su un ampio pianoro di dorsale, indicato come Monte Busasca: è qui che avremo una bella vista sull'alta Val Boreca, sulla dorsale del Monte Carmo e sull'Antola.
Prendiamo il sentiero che procede sulla dorsale in direzione sud est, abbandonando i bolli Cai. Arrivati a Monte Zucchello, il sentiero si fa carrareccia e scende decisamente di quota. Bisogna però fare attenzione, perché a destra troveremo un sentierino che ci fa riprendere la dorsale appena dopo i salti rocciosi di questa piccola prominenza sulla cresta. Si cammina ancora su ampio pascolo che si fa via via più dolce. La vista spazia sulle zone del Parco dell'Antola e sulla vallata del Terenzone, con begli scorci sul paese di Fontanarossa e sul Pian della Cavalla.
Si scende fino a incontrare una strada asfaltata, ma si procede sempre sull'ampio pascolo, che va via via restringendosi. Qui il sentiero ritorna ad essere marcato (segni a X gialle) e procede in mezzo alla pineta, raggiungendo un piccolo gruppo di case di nome Piazzo. Qui si segue una carrareccia che si prende alla nostra destra e che scende con ampi tornanti al paese di Bertassi. Qui possiamo anche abbeverarci alla fontana pubblica del paese, prima fonte d'acqua dopo molti chilometri.
Da Bertassi ci sono diversi sentieri che scendono alla strada che dall'Alpe porta a Gorreto. Noi consigliamo di imboccare la discesa che porta alla frazione bassa di Bertassi (a destra, con le spalle alla chiesa del paese) e qui proseguire dritto. Una carrareccia non tenuta molto bene, ma comunque percorribile, ci porta diritti alla strada asfaltata. In un solo punto, però, la strada è sprofondata di circa un metro e mezzo: non è un ostacolo difficile da superare, ma interrompe la placida discesa serale.
Avremo ancora circa 3 km da percorrere sull'asfalto, quasi pianeggiante: il percorso però non è per nulla noioso, specie in autunno, perché ci offre un bello sguardo sulla vallata e sul fiume Terenzone. Alla nostra sinistra le argilliti offrono un piccolo saggio della geologia della vallata. Si attraversano i piccoli abitati di Cabannotti e di Pissino e poi si ritorna alla piazza principale di Gorreto, in tempo per un aperitivo o una gustosa cena all'Hotel Miramonti di Gorreto, gestito con maestria dall'ospitale Paolo.
Buona camminata. Cristina
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